Scenari imprevisti

Mario Draghi: senza voti non si va avanti". E incontra Mattarella: venti di crisi

"Questo governo esiste. Il presidente Mattarella lo ha voluto per fare le cose". Mario Draghi ha accolto a palazzo Chigi i capi-delegazione delle forze di maggioranza dopo un colloquio al Quirinale con il presidente della Repubblica. Nella notte, tra mercoledì 16 e giovedì 17 febbraio, il governo è andato sotto quattro volte, alcuni provvedimenti viaggiano lentamente tra le commissioni parlamentari, mentre l'Italia cerca di uscire da questa lunga pandemia.

Nel frattempo famiglie e imprese soffrono gli alti costi dell'energia e l'aumento dell'inflazione. E alle porte dell'Europa soffiano venti di guerra. Cosè Mattarella e Draghi hanno deciso di vedersi, per rinsaldare un asse mai allentato e per cercare di frenare quei venti di crisi che spirano sul governo. Dal Colle bocche cucite sul colloquio. Ma al termine dell'incontro, il premier ha convocato i capi-delegazione e li ha strigliati. I voti sul milleproroghe, ma anche i provvedimenti sulla concorrenza, sulla delega fiscale e sugli appalti non possono subire nuovi stop.

Il richiamo del premier all'ordine è stato molto duro, viene riferito, e nessuno, per la verità, si sarebbe sottratto. Dalla parti del Mise si è fatto notare che si è verificato ciò che Giancarlo Giorgetti da mesi sostiene: èiniziata la grande campagna elettorale di tutti i partiti in vista delle Politiche del 2023 e Draghi rischia di rimanere schiacciato dalle forze politiche.  "Il governo è nato per fare le cose, è stato voluto dal Presidente Mattarella con questo obiettivo", ha esclamato Draghi. In sala è calato il gelo. Dieci secondi di silenzio interminabili. Draghinon si è fermato col solito piglio deciso. "Siamo qui per fare le cose o non si va avanti", ha continuato chiedendo rassicurazioni, affinché quanto avvenuto non riaccada più. Dopo aver incassato il colpo, i capi-delegazione sollevano una questione di metodo. Perché c'è malcontento sulla gestione dei dossier, con i provvedimenti che arrivano sul tavolo, spesso, solo a Consiglio dei ministri in corso. "Così gli incidenti diventano inevitabili". E Draghi si ritrova tra le mani un'altra patata bollente.