Il premier

Mario Draghi, la profezia di Sorgi: "L'ora della vendetta dopo la partita del Quirinale, cosa farà adesso"

"Un lavoro so trovarmelo anche da solo": il tono di Mario Draghi durante l'ultima conferenza stampa, convocata per presentare la riforma della giustizia approvata in Cdm, è stato particolarmente duro. Diverso da quello che siamo stati abituati a conoscere. Il premier se l'è presa con chi lo starebbe candidando a destra e a sinistra per il periodo successivo all'esperienza di governo. Il tutto, senza il suo consenso. Il problema potrebbe essere il mancato trasferimento al Quirinale, come ipotizza Marcello Sorgi su La Stampa: "Come se il mancato innalzamento al Colle gli avesse lasciato, insieme a un’evidente delusione, anche la conferma dell’inaffidabilità della politica e dei partiti"

 

 

 

Draghi, poi, è apparso piuttosto irritato anche quando ha parlato del “super bonus” al 110 per cento per le ristrutturazioni edilizie, definendolo un meccanismo per truffe record. Parole che non sono piaciute affatto ai 5 stelle, molto affezionati al provvedimento. Secondo l'editorialista del quotidiano piemontese, poi, il premier sarebbe apparso ruvido anche quando ha parlato della riforma Cartabia, dicendo che "se ne occuperà il Parlamento, e il governo non porrà la fiducia per non imporre il proprio punto di vista. Vale a dire che se i partiti saranno in condizioni di sciogliere alcuni dei nodi che la trattativa a livello governativo non è stata in grado di risolvere, bene. Altrimenti avranno dato un’altra prova della propria incapacità".

 

 

 

La vicenda Quirinale deve averlo turbato parecchio, continua Sorgi, "le trattative da lui condotte in prima persona con i leader della maggioranza di unità nazionale devono avergli lasciato un senso di scoraggiamento, per la confusione in cui si sono svolte e per le profonde divisioni che i partiti lasciavano affiorare". Allo stesso tempo, però, il premier sa bene che questo non è il momento di perdere tempo: "E' convinto che l’importanza degli appuntamenti che attendono l’Italia, a cominciare dalla realizzazione del Pnrr, finirà con l’imporsi per la forza delle cose. L’Italia non può permettersi di perdere la grande occasione che l’attende".