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Sergio Mattarella, Marcello Sorgi sul giuramento: "Si è rivolto soltanto ai parlamentari", ecco cosa significa

Il discorso di insediamento tenuto da Sergio Mattarella nel giorno del giuramento in Parlamento è stato del tutto diverso da quello che Giorgio Napolitano fece nel 2013, in occasione della sua rielezione. Secondo Marcello Sorgi "era prevedibile", visto che "ognuno ha il suo stile". L'editorialista de La Stampa ha fatto notare come il capo dello Stato, al suo secondo mandato, si sia rivolto direttamente ai Grandi Elettori e non certo ai loro leader, incapaci nei giorni scorsi di scegliere un successore per il Quirinale.

 

 

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"Ha parlato con tono pacato, ma la sostanza era molto grave. E alle tre emergenze - sanitaria, economica e sociale - con cui l’Italia è alle prese da due anni, ne ha aggiunte due - istituzionale e civile - giunte ormai, a suo giudizio, al livello di guardia", ha proseguito Sorgi. Che poi ha sottolineato anche un altro passaggio molto importante, quello in cui il presidente ha ricordato che senza partiti "un Parlamento e una democrazia parlamentare non possono funzionare". Buona parte del discorso, inoltre, si è incentrata sul concetto di "dignità": "Che Paese è, si è chiesto, quello in cui continuano a proliferare diseguaglianze, tra ricchi e poveri, tra uomini e donne sul lavoro e sui diritti, tra giovani e meno giovani". Alla fine l'omaggio inevitabile all'ex presidente del Parlamento europeo David Sassoli, recentemente scomparso. 

 

 

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Stando all'opinione di Sorgi, insomma, Mattarella avrebbe parlato ai parlamentari e non ai leader di partito per un motivo piuttosto semplice: "La sua speranza è che le parole, ascoltate con tanta attenzione da deputati e senatori, possano servire ad aprire una fase di ripensamento. A far sì che il giorno dopo, tutto non ricominci come prima. O anche peggio".