L'analisi
Mattarella al Colle e Draghi premier, tutto come prima? No, salta tutto in aria: politica e potere, ecco i nuovi assetti
Il gioco dell'oca è finito laddove era iniziato, con Sergio Mattarella: un plebiscito all'ottavo scrutinio, confermato presidente della Repubblica con XX voti. Il tredicesimo nella storia repubblicana, succede a se stesso. Insomma, l'uomo del Colle è ancora lui, nonostante le molteplici richieste di evitarlo, questo bis. Niente Mario Draghi, incredibilmente e forse per la prima volta "sconfitto" nella sua strepitosa carriera. Il presidente della Repubblica voleva farlo lui, sembrava quello designato. La proclamazione di Mattarella è arrivata da Roberto Fico, a Montecitorio, al termine dell'ultima, scontata, conta delle schede. Tutto come prima? Forse no. Anzi proprio no: qualcosa, molto, si è rotto.
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Mattarella-bis dopo una settimana di passione, di caos, veti incrociati e nomi respinti. Pochi, all'ultimo scrutinio, non convergono su Mattarella. Tra loro i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, che hanno continuato a indicare Carlo Nordio, nome di quel centrodestra che sembra non esserci più. Imploso in questa settimana quirinalizia dopo l'ok di Matteo Salvini al pluricitato bis mattarelliano. Per certo, tra ciò che si è rotto c'è il centrodestra
La politica, certo, ha dato un brutto spettacolo. Salvini ci ha provato in tutti i modi, magari scomposti, ma Enrico Letta ha risposto solo "no". Giuseppe Conte (quasi) non pervenuto: meglio non farsi vedere, se si è alla guida di un partito balcanizzato come sono i grillini oggi. E ci si interroga: oggi si conferma lo status-quo? Draghi a Palazzo Chigi "per finire il lavoro" e Mattarella al Quirinale? Per inciso, quest'ultimo avrebbe imposto di non avere limiti di tempo, niente mandato a scadenza. Deciderà lui se e quando fare un passo indietro prima dei sette anni.
Il punto è che la conferma di questo status-quo è tutta da vedere. Si pensi alle dimissioni ventilate da Giancarlo Giorgetti, probabili, più che possibili. Già, davanti c'è un anno di fuoco - tra pnrr, crisi tra Russia e Ucraina, caro bollette, riforma elettorale -, e tra dodici mesi c'è il voto. Un contesto esplosivo, se ce n'è uno. La sensazione, insomma, è che molte cose cambieranno. Forse anche nella squadra di governo.
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Poi ci si interroga sul ruolo di Draghi: imporrà un anno di "lacrime e sangue"? Dopo essere stato rifiutato dai partiti, che gli hanno negato il Quirinale, sarà ancora disposto a mediare, a trattare, per giunta in una infinita campagna elettorale? Difficile ipotizzarlo, così come è difficile che i partiti stiano a guardare e subire. C'è il voto, tra poco. Ci si gioca tutto. Chiaro, dunque, che quello status-quo pare essere stato addirittura stravolto. Anche se è difficile dire cosa ci aspetterà, almeno ora, a caldissimo.
E ancora, si torni alle mosse di Giorgetti: una forzatura per imporre un piano preciso per i prossimi 12 mesi, lui che per Draghi è indispensabile nel dialogo con la Lega? O una rottura definitiva con Salvini, intenzionato a cannoneggiare contro il governo, se necessario, proprio in vista del voto? O ancora, una "vendetta" contro il fuoco amico che lo ha colpito, così come fatto trapelare da fonti leghiste? Domande che troveranno una risposta, a brevissimo.
La verità è che l'elezione-bis di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica ha stravolto tutto. Il centrodestra, che per dirla con le parole di Giorgia Meloni "in Parlamento non esiste". Il ruolo di Mario Draghi: che ne sarà, del premier? E ancora, l'alleanza giallorossa, con i giochi di Giuseppe Conte contro il Pd, falliti. E ancora, Luigi Di Maio che attacca in modo durissimo il suo teorico leader sul nome di Elisabetta Belloni. E non è finita: lo strappo di Forza Italia, "trattiamo da soli", ossia la scomunica di Salvini arrivata nella serata di giovedì. Matteo Renzi, commentando il bis di Mattarella in giornata, ha citato il Gattopardo: "Cambiare tutto per non cambiare niente". Ma la realtà sembra profondamente diversa. E clamorosamente esplosiva...