A volte ritornano

Quirinale, rispunta Franco Frattini: il "no comment" della Lega lo conferma. Salvini, diversivo o prova di forza?

Mentre sembrava defilarsi un derby tra Mario Draghi e Sabino Cassese per il Quirinale, ecco che rispunta un altro nome: quello di Franco Frattini che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere il candidato di centrodestra proposto da Matteo Salvini. Lo avrebbero rivelato autorevoli fonti di centrodestra all'agenzia Agi. Pare, inoltre, che il leader della Lega e l'ex responsabile della Franesina si siano incontrati poco fa nella Capitale. Il nome di Frattini, in realtà, già circolava prima ancora che iniziassero le votazioni. Poi, però, non se n'è più parlato: tagliato fuori dal solito veto della sinistra. Sul tavolo sono stati messi altri nomi. Ora il grande ritorno. Dalla Lega un laconico "no comment". Di fatto una conferma, così come poi è stato confermato: Salvini al vertice di centrodestra farà il suo nome.

Adesso il capo del Carroccio si troverebbe a un bivio: secondo quanto si apprende, starebbe riflettendo su un nome che potrebbe avere un'ampia convergenza. Dovrebbe essere un nome riconducibile al centrodestra e messo sul piatto per tutta la maggioranza. Salvini, comunque, ne parlerà con gli alleati nel vertice convocato questa sera. Fonti di partito hanno fatto sapere pure che il segretario sarebbe stato impegnato tutto il pomeriggio in diversi incontri con docenti universitari e professori. 

Tornando a Frattini, però, come detto il suo nome era stato già proposto da Salvini a Conte alcuni giorni fa. Tuttavia, l’ex responsabile della Farnesina non avrebbe l'appoggio unanime di Forza Italia. E anche nel Pd e nel M5s in molti avrebbero avuto da ridire sulla sua strategia di politica estera, soprattutto per quel che riguarda la Russia di Putin. Intanto il coordinatore azzurro Antonio Tajani ha fatto visita a Draghi a Palazzo Chigi, salvo poi specificare che per Forza Italia il premier deve rimanere dov'è.

Non a caso, a tempo-record, è piovuto il "niet" del Pd su Frattini. Con quest'ipotesi "siamo tornati al via, un nome già fatto su cui abbiamo espresso abbondantemente perplessità". Così Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera, lasciando gli uffici del gruppo a Montecitorio. "Con questa modalità di lanciare nomi si rischia di discutere" a vuoto, "ma i nomi devono essere condivisi", ha aggiunto. Dunque Simona Malpezzi: "Basta con questo totonomi da parte di chi li lancia ma non li condivide". Dalla sinistra, insomma, sempre e solo "no". Confermato poi, de facto, da Enrico Letta in persona, nascosto dietro la dicitura "fonti Pd", che hanno parlato di "provocazione", spiegando che "cerchiamo, tutti, di adempiere al compito di Grandi Elettori e di dimostrare di fronte alla Nazione di esserne degni. Il Paese ci guarda, l'Europa e il mondo si chiedono cosa stia succedendo, dobbiamo essere all'altezza della gravità e della complessità del momento".