Più chiaro di così
Quirinale, Luca Zaia e le quattro pesantissime parole contro Sabino Cassese: un caso nel centrodestra
Una parola chiara e netta da Luca Zaia, contro Sabino Cassese. "È contro l’autonomia… - sottolinea il governatore leghista del Veneto, uno dei Grandi elettori per il Quirinale - Bene il centrodestra unito che si astiene, ma stasera ci devono dare un nome da votare". Il Doge, insomma, secondo quanto intercettato da Aldo Cazzullo per il Corriere.it a Montecitorio, regala una doppia chiave di lettura. La prima, generale: se sul tavolo i nomi sono quelli per cui Giorgia Meloni ha espresso apprezzamento, Elisabetta Belloni e il giurista Cassese, allora la Lega farebbe bene a virare sulla prima, capo dei servizi segreti, sebbene il passaggio dagli 007 al Colle nasconde diverse incognite.
La seconda indicazione di Zaia è tutta per la coalizione, che dopo tre giorni e mezzo di trattative incrociate, e una rosa di tre candidati (Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio) immediatamente "bruciata", si ritrova ancora una volta a non esprimere un candidato chiaro alla Camera. Per la stizza della Meloni e di Fratelli d'Italia, che ha ottenuto perlomeno l'astensione e non la scheda bianca, per contarsi in aula differenziandosi dal centrosinistra. Una strategia chiara: prendere tempo, continuare a trattare su un nome che possa tenere insieme la maggioranza e, al contempo, non spezzare i legami con FdI, fondamentale in chiave ritorno alle urne.
Al tempo stesso, Zaia esprime anche l'irritazione di quel partito degli amministratori, nonché grandi elettori, molto forte nella Lega (con, per esempio, Luciano Fontana e Massimiliano Fedriga) così come negli altri partiti. Una componente "aliena" ai giochi di palazzo romani, molto più abituata a trattare direttamente con Palazzo Chigi su problemi concreti, dal Covid al Pnrr. E che nel complicato gioco delle candidature e delle contro-candidature, potrebbe riportare tutti alla prima casella di questo folle gioco dell'oca politico: portare Mario Draghi al Colle, o comunque non affossare il governo.