Ora tutto torna

Mario Draghi, Alessandro Sallusti: perché Berlusconi non vuole il premier al Quirinale, "un conto aperto da tempo"

Alessandro Sallusti

È andata come era inevitabile che andasse. A poco più di 24 ore dalla prima votazione Silvio Berlusconi rinuncia alla candidatura a Capo dello Stato, sia pure di poco non ci sono i numeri né le condizioni politiche per provare a cercarli a urne aperte strada facendo. Onore al combattente e alla sua saggezza, personalmente mi spiace ma non è questo il punto. Berlusconi ha fatto prevalere l’unità del Centrodestra alla sua ambizione e adesso tocca agli alleati ricambiare la lealtà. Perché sul tavolo, insieme al suo passo indietro, Berlusconi ha messo anche un deciso no a Mario Draghi al Quirinale, super Mario deve rimanere dove è e il governo deve andare avanti così.

 

La mossa del Cavaliere sbloccala situazione e innesca una serie di reazioni a catena. Salvini e Meloni sono pronti a scoprire le carte - non necessariamente nei primi tre giorni di votazioni a maggioranza qualificata - ma Mario Draghi, che al Quirinale aspira eccome, certamente non se ne starà con le mani in mano, anche se senza i voti del Centrodestra per lui l’impresa si fa ardua e ogni forzatura rischia di mandare a gambe all’aria il governo. Si parte al buio, quindi, e sarà una partita a scacchi tra destra e sinistra. Sinistra che spogliata della battaglia anti Berlusconi è rimasta nuda, senza candidati e con alleati, i grillini, in ordine sparso.

 

Berlusconi esce dal campo come candidato ma non come giocatore, e chi pensava - a partire da Mario Draghi - di non dover più avere a che fare con lui ha sbagliato i conti. E quelli tra lui e Draghi sono conti aperti da tempo, da quando il Cavaliere da premier si inimicò mezza Europa per mandare Draghi a guidare la Bce senza mai ricevere neppure - versione di Arcore - una telefonata di ringraziamento bensì una ostilità nei confronti del suo governo in quella calda estate del 2011, l’estate dello spread. Ma questioni personali a parte, il problema è politico. 

A questo giro indicare il nome per il Colle tocca al Centrodestra, Draghi e la sinistra se ne devono fare una ragione. Salvini e Meloni non devono sbagliare la mossa, ne uscirebbero più ammaccati di quanto si possa immaginare.