La sua verità

Quirinale, Roberto D'Alimonte choc: "Il sondaggio che mi ha spaventato e non ho pubblicato". Cosa svelano i numeri

Secondo Roberto D'Alimonte, politologo della Luiss, l'appoggio di Giorgia Meloni e Matteo Salvini a Silvio Berlusconi per la lotta al Quirinale potrebbe non bastare per l'elezione. "Mi piacerebbe dire che è fuorigioco, ma non è così. Ho calcolato 93 cani sciolti tra i grandi elettori, esponenti né di destra né di sinistra. Potrebbe prenderli lì. Ma nel centrodestra ci saranno delle defezioni. Lo sanno. Gli danno questo contentino, poi Berlusconi non ce la fa e a quel punto si apre la vera partita", spiega in una intervista a Repubblica.

 

 

Per D'Alimonte Mario Draghi resta il favorito per il Quirinale "anche se le sue quotazioni sono scese dal 70-80 per cento di qualche settimana fa all'attuale 50-60. A causa di un' aura che si è incrinata e gli errori nella gestione della pandemia, come la sanzione di 100 euro per i no vax over 50". Ha pesato anche il balletto Colle sì Colle no, tra silenzi e allusioni. "Poteva dire: 'Resto qui', ma sarebbe stata una bugia". D'Alimonte poi fa anche cenno a un sondaggio mai pubblicato su una sorta di "partito di Draghi".

 

 

 

"A fine novembre ho fatto un sondaggio da cui emergeva che più del 50 per cento degli italiani si diceva sicuramente o probabilmente disposto a votarlo. Mi sono spaventato e non l'ho pubblicato. Vorrei farne un altro, di verifica. Ma si può arguire già così che un eventuale partito di Draghi potrebbe valere più del 20 per cento. So bene che non ne fonderà uno. È una figura politica, non partitica", conclude il politologo.