Manovre segrete
Gianni Letta, "qui a Palazzo...". Clamorosa conferma, smascherato Berlusconi? Sospetti: il vero gioco del Cav
L'ultima settimana di Toto-Colle prima dell'inizio delle votazioni, la settimana "decisiva". E le indiscrezioni si rincorrono, impazzite e spesso contraddittorie. Da seguire sicuramente tutto quello che esce dal profilo Twitter di Il Corazziere, anonima gola profonda che fin dal nome scelto, inequivocabile, richiama ai misteri del Colle e relative fughe di notizie.
"Qui a Palazzo - è il suggestivo incipit del Tweet - si bisbiglia sempre più il nome di Gianni Letta. Infatti, secondo alcuni, Berlusconi continuerebbe a tenere alta la pressione nel centrodestra non per la sua candidatura ma proprio per quella di Letta. Nome gradito anche a Pd, Italia Viva e pezzi di 5 Stelle". Sarebbe insomma l'Eminenza azzurrina, lo storico braccio destro del Cav, il vero "piano B", se non forse addirittura il "Piano A" del leader di Forza Italia. Gli alleati gli hanno chiesto di candidarsi ufficialmente, Silvio nicchia consapevole di due grossi scogli frapposti tra lui e il sogno del Quirinale: l'opposizione irremovibile di Pd, Italia Viva e Movimento 5 Stelle, che hanno già bollato come "irricevibile" il suo nome sul tavolo. E della difficoltà di trovare i 505 voti necessari a rendere fattibile l'operazione, a partire dalla quarta votazione quando "basterà", si fa per dire, la maggioranza assoluta dei Grandi Elettori.
Leggi anche: In Onda, Paolo Mieli: "Così il governo cade". Non solo Berlusconi: l'errore di calcolo sul Quirinale
Tra telefonate e abboccamenti vari, il borsino parla di almeno 50 voti mancanti all'appello, anche se i più scettici fanno salire notevolmente la quota contando anche gli inevitabili franchi tiratori dentro il centrodestra. Per questo, sottolinea un succoso e stringatissimo "flash" di Dagospia, Berlusconi si sta prendendo tempo per decidere. La sua discesa in campo, e ci sarà, arriverà "entro mercoledì o giovedì". La riserva verrà comunque scelta prima che Salvini e Meloni impongano "la verifica sui nomi" imposta nel vertice romano di Villa Grande, pochi giorni fa. l Cav, scrive Dagospia senza troppi giri di parole, "non vuole essere trombato" e nel caso si renda conto di non avere i numeri "farà il beau geste del tipo 'Non voglio salire al Quirinale con 505 voti". E chissà che non sia proprio quello il momento del fidatissimo Gianni Letta, in grado di garantire al tempo stesso Berlusconi, centrosinistra e Mario Draghi, che così resterebbe a Palazzo Chigi.