Sindrome Bersani?
Matteo Renzi e Berlusconi al Quirinale: "Tre scenari, tutti inediti". Frase rubata: cosa rischiano Salvini e Meloni
Il centrodestra candida ufficialmente al Quirinale Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia si è preso del tempo per verificare se ci siano i numeri in Parlamento per "il grande sogno", il Pd e il Movimento 5 Stelle hanno già bollato la candidatura come "irricevibile", esprimendo tutto il gelo per quanto emerso dal vertice romano degli avversari a Villa Grande. E Matteo Renzi? Il leader di Italia Viva ha riunito i suoi grandi elettori e ha avvisato: "Se il centrodestra propone un candidato che fa l'interesse dell'Italia e degli italiani, se è autorevole, credibile e adatto siamo pronti a votarlo. Bisogna vedere chi è, qual è. Ma il centrodestra dovrà presentare un nome diverso da Berlusconi. Sarà in grado? Vedremo". I nomi in ballo? Per ora "il piano B" del centrodestra parte da Mario Draghi e arriva fino a Marcello Pera e Letizia Moratti.
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"Il mio messaggio è per Salvini e Meloni - spiega ancora Renzi -, loro rischiano la sindrome di Bersani. I numeri ce li hanno loro, se sono capaci portano a casa il risultato. Se no, vengono colpiti dalla sindrome di Bersani" ."Nel 2013 e nel 2015 - ricorda l'ex premier, velenoso - il Parlamento era lo stesso. Nel primo caso è mancata la politica, la strategia di Bersani è stata fallimentare, suicida. Prima ha bruciato Marini, alla prima votazione, perché alla quarta sarebbe stato eletto. Poi ha bruciato Prodi aprendo una discussione polemica sui responsabili che erano evidenti, perché i dalemiani furono chiari e decisi, lo dissero che non avrebbero votato Prodi".
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"Nel 2015 avevamo 420 voti, oggi il centrodestra ne ha 460. Se loro sono capaci, costruiscono la maggioranza. Se no vanno a sbattere, ed è la prima partita di Champions. Non è più di precampionato o coppa Italia. Lì si vede chi è capace e chi no", aggiunge sibillino Renzi, che di fatto gioca la sua anomala partita da kingmaker "ombra". Per il Quirinale "ci sono tre scenari", è la sentenza del leder IV. "Il primo, una personalità di centrodestra, uomo o donna, con un consenso più ampio di 460 voti, che arriva a 505, costruita nella settimana prossima. Il secondo scenario, chiedere all'italiano più autorevole, forte, Draghi, di lasciare la presidenza del Consiglio e assumere la responsabilità del Quirinale. In questo caso, da un lato c'è l'ipotesi governo Ursula oppure c'è il governo dei leader. La terza ipotesi è che Berlusconi sia a tutti i costi il candidato del centrodestra, alla quarta votazione dove si tenta il tutto per tutto. Allora ci sono due alternative, come ha suggerito Letta non presentarsi in aula chi non condivide o presentarsi con un voto della verità, si candida un'altra personalità. Sono tutti scenari inediti". Ma "se il Pd immagina di fare l'Aventino alla quarta votazione, ricalcando quello che fece il centrodestra nel 2013 con Prodi, non è una brillante idea. L'Aventino sul presidente della Repubblica non si deve fare, è un fatto di stile istituzionale".
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