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Mario Draghi, "il giorno più difficile". Retroscena Cdm, com'è andata davvero: quello che nessuno può ammettere
Qualcosa è cambiato. Si vedrà nei prossimi giorni se poco o molto. E come peserà sulla partita per il Quirinale. Ma che sia iniziata un'altra fase, o che se ne sia chiusa una, è stato chiaro, ieri, con tutta evidenza. Forse è stata la giornata più difficile per il governo Draghi. Sicuramente per il presidente del Consiglio. Perla prima volta il premier chiamato a risolvere il disastro dei partiti, l'eccellenza del Paese, l'uomo osannato da destra a sinistra, che fin qui era riuscito a imporsi con la sua sola autorevolezza, si è trovato in difficoltà. Contestato dai suoi ministri. Ha dovuto cambiare, più volte, quello che aveva deciso. E, altro fattore inedito, il motore è stato la Lega. Ossia il partito che, almeno nella sua compagine ministeriale, lo aveva sostenuto di più. Quello che, per voce di Giorgetti, avrebbe voluto Draghi al Quirinale, ma con un presidenzialismo di fatto. Praticamente premier e presidente. Invece da due giorni è lui il problema numero uno per Draghi. Alla fine, però, ha vinto Draghi. Ha ancora prevalso il suo metodo, totalmente inedito per la politica italiana, abituata alle paludi: ascoltare tutti, decidere in autonomia. Il risultato è quello che il premier voleva: scatta l'obbligo vaccinale per tutti gli over 50. Anche se con una concessione alla Lega: per i servizi alla persona, estetisti, ma anche poste, banche e ogni attività non essenziale, basterà il green pass base. Ma è il finale di una battaglia durissima. Tanto che ieri, nei corridoi dei Palazzi, si diceva che «è iniziata la fine del governo Draghi». O della maggioranza che lo sostiene. E, inutile dire, tutti già ne traevano lezioni per le elezioni del presidente della Repubblica. È la fine del candidato Draghi? L'inevitabilità della coppia Mattarella-Draghi? O è il ritorno di un asse Lega-Cinquestelle? O la prima alba di un governo Ursula?
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CABINA DI REGIA
Il climax si consuma in consiglio dei ministri, a sera fatta, riunione rinviata più volte in giornata, dopo una cabina di regia combattutissima e anch' essa rinviata di ora in ora. La Lega esce con una nota durissima: «Siamo responsabilmente al governo ma non acquiescenti a misure, come gli obblighi che incidono profondamente sulla libertà al lavoro che è tutelata dalla Costituzione o a misure senza fondamento scientifico visto chela maggioranza assoluta dei ricoverati Covid ha ben più di 60 anni», firmato Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, Erika Stefani, i ministri della Lega. «Inoltre», continua la nota, «manca l'assunzione esplicita di responsabilità dello Stato quando si introduce un obbligo vaccinale. Formuleremo una proposta per consentire l'anticipo del tfr a chi è rimasto senza stipendio perché sospeso dal lavoro per permettere il sostegno delle famiglie altrimenti prive di reddito». A far infuriare il Carroccio è la decisione di Draghi, arrivata dopo un lungo braccio di ferro tra i partiti della maggioranza, di prevedere l'obbligo vaccinale per tutti gli over 50. Senza distinzione. Esito di una giornata che aveva visto i partiti di maggioranza lottare l'uno contro l'altro, disfacendo schieramenti e ricomponendo vecchie alleanze. Pd e Italia Viva erano per introdurre l'obbligo vaccinale, il M5S contrarissimo, la Lega era disponibile a parlarne ma solo dai 60 in su, Forza Italia chiedeva dai 40. Alla fine sembrava si fosse trovato un compromesso: super green pass rafforzato per i lavoratori sopra i 50, obbligo vaccinale per gli over 50 che non lavorano.
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Ma era una soluzione pasticciata. Giuridicamente e nella sua realizzazione pratica. Draghi, che del pragmatismo ha il suo faro, lo capisce e decide di cambiare. Sulla base dei dati. Siccome la maggioranza di chi si ammala e non è vaccinato è nella fascia dai 50 in su, si deve intervenire lì: la bozza che entra in consiglio dei ministri stabilisce, tout court, l'obbligo vaccinale per tutti gli over 50. O così, o così. Insorge la Lega. Prima con il comunicato citato. Poi, in consiglio dei ministri, chiedendo modifiche. Non solo sull'obbligo vaccinale, ma anche sull'estensione del green pass: i ministri del Carroccio chiedono di «consentire l'accesso ai servizi alla persona, agli uffici pubblici, le banche e i negozi con il green pass semplice, quindi anche con tampone». Diversamente, minacciano, non voteranno il decreto. Draghi accetta di cambiare la bozza, ma solo in questo passaggio. Per questi servizi basterà il green pass semplice. Tiene il punto, comunque, sulla norma più importante: l'obbligo vaccinale per gli over 50. Ne esce, però, provato. O infuriato, a seconda dei racconti. Non ne può più di una maggioranza litigiosa, che sembra avere dimenticato del tutto le ragioni per cui stanno insieme. Decisamente più concentrata sul Quirinale e sulle prossime elezioni, che non sul Covid che ancora morde.
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UNANIMITÀ
E dire che ha provato a spiegare le ragioni: «I provvedimenti di oggi», ha detto ai ministri, aprendo il cdm, «vogliono preservare il buon funzionamento delle strutture ospedaliere e, allo stesso tempo, mantenere aperte le scuole e le attività economiche. Vogliamo frenare», ha spiegato, «la crescita della curva dei contagi e spingere gli italiani che ancora non si sono vaccinati a farlo. Interveniamo in particolare sulle classi di età che sono più a rischio di ospedalizzazione per ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite». Alla fine, il governo ha votato all'unanimità. Ma dopo una giornata a dir poco complicata.