L'analisi
Mario Draghi "si sente già il Quirinale in tasca": indiscreto da Palazzo, chi sarà il suo sostituto
Che inedito scenario. Per la prima volta nella storia del Paese abbiamo due candidati ufficiosi alla carica di capo dello Stato. Solitamente, più si ambisce allo scranno, più si tace. Così fanno ancora gli outsider in gioco, gente che si è fatta le ossa in Parlamento fin dalla Prima Repubblica, da Amato a Casini, dalla Finocchiaro a Violante, comprese le signore Cartabia, Severino e Alberti Casellati, comunque capitane di lungo corso nel periglioso mare delle istituzioni. Poi, anzi prima, c'è la coppia di big, Draghi e Berlusconi. Il primo vuole e deve passare subito, con la maggioranza qualificata dei due terzi dell'assemblea, come ha fatto sapere tra le righe, affermando che il lavoro è fatto e ora chiunque può fare il premier, purché il governo, e il Paese, vadano avanti con questa maggioranza, che poi è la stessa dalla quale vorrebbe essere eletto al Quirinale. Il secondo entra in gioco dalla quarta votazione, a maggioranza semplice. La sua elezione manderebbe la sinistra in tilt e probabilmente determinerebbe la fine del governo, ma sarebbe il coerente epilogo di questa pirotecnica legislatura, nel corso della quale l'inimmaginabile è diventato più volte realtà.
IL ROSPO
I partiti, da sinistra a destra, in realtà non ne possono più di Draghi e del suo strapotere da qualche tempo. Mandarlo al Colle equivarrebbe per loro a inghiottire un rospo. Il premier lo sa eli ha sfidati ad accordarsi su un altro nome, immaginando che non ci riusciranno e saranno costretti a tornare da lui per chiedergli il sacrificio di traslocare al Quirinale e magari buttare lì un suggerimento su chi potrebbe sostituirlo a Palazzo Chigi. Lascio o raddoppio, questa la scommessa di Super Mario, certo che nessuno dei leader avrà il coraggio di andare a vedere il suo gioco, se la velata minaccia di mollare la baracca in caso di mancata nomina a capo dello Stato sia un bluff o una promessa. A oggi, l'ex banchiere è molto vicino a vincere la sua partita. Gli estremi tentativi del Pd e del grande capitale nostrano di inchiodare Mattarella al Colle sono falliti la scorsa settimana e Letta sta lentamente facendo capire alle zucche dure due suo partito che Super Mario è sempre meglio di Berlusconi.
Conte per far finta di contare qualcosa si è inventato la candidatura di una donna, senza naturalmente specificare quale, ma anche agli sprovveduti grillini è ormai chiaro che il cavallo su cui puntare è Di Maio, al quale Draghi sta benone. Renzi dà l'impressione di muoversi molto, ma è fermo da mesi sull'ex governatore: l'ha portato a Palazzo Chigi e ora non gli resta che completare l'opera e passare all'incasso. Dall'altra parte, la Lega sogna Pera, è pronta a votare Silvio ma non intende fare le barricate contro la promozione del premier, come non le ergerà Fdi: i due partiti non si fidano troppo dell'ex banchiere, ma alla fine anche loro lo ritengono il male minore, nonché il solo che può conferire a un uomo o una donna di destra a un tempo l'incarico di premier e l'indispensabile copertura internazionale.
Quanto a Forza Italia, guardandone i ministri per metà la potremmo già chiamare Forza Draghi. A ostacolare la marcia di Super Mario sembrerebbero dunque solo i suoi amici, l'alta finanza e la comunità internazionale. Ieri l'agenzia di stampa Bloomberg ha detto che se Draghi molla Palazzo Chigi rischia di distruggersi addirittura l'Europa. Ma già l'agenzia di rating Fitch, nonché l'Economist, il Financial Times e tanti altri avevano detto quanto fosse essenziale per l'Italia, i mercati e la ripresa la permanenza del premier al suo posto. Fuoco amico? Tutt' altro. Come detto, la candidatura di Draghi è doppia: lui al Quirinale in prima persona e sempre lui a Palazzo Chigi, attraverso un suo fidato, per esempio l'attuale ministro dell'Economia, Daniele Franco, una sorta di alter ego senza diritto di parola, per non bruciarsi né differenziarsi di una virgola dal premier, del quale è destinato a prendere il posto quasi senza soluzione di continuità.
Leggi anche: Silvio Berlusconi, smartphone e "metodo Forlani": Quirinale, il piano per neutralizzare i franchi tiratori
IL "CORRIERE"
Draghi si sente il Quirinale in tasca e qualche malizioso potrebbe insinuare che quando l'alta finanza mondiale lo prega in ginocchio di restare per evitare il peggio in realtà lo faccia per dargli una mano ad avere la moglie ubriaca mantenendo la botte piena, anziché per metterlo in difficoltà. L'unico quotidiano di caratura internazionale che abbiamo in Italia, il Corriere della Sera, pare aver mangiato la foglia, se non essere addirittura parte del banchetto. Tant'è che dal discorso di autocandidatura di Super Mario continua a bombardare quotidianamente sul concetto che al Quirinale può andarci solo lui.