Dopo Atreju
Giorgia Meloni? Ecco chi vuole presidente della Repubblica: attenzione alle sue parole. Quirinale, segreto svelato?
Più che un presidente della Repubblica forse avremo un padre della Patria. Queste almeno sono le intenzioni di Giorgia Meloni che ieri ad Atreju ha lanciato la sua sfida per il Colle: «Nelle elezioni del Quirinale», ha detto, «il centrodestra ha i numeri per essere determinante e noi vogliamo un presidente eletto per fare gli interessi nazionali. Non accetteremo compromessi, vogliamo un patriota».
Ma cos'è un patriota? Nell'accezione storiografica questo termine evoca i nomi di combattenti o pensatori risorgimentali, da Silvio Pellico a Massimo D'Azeglio fino ai fratelli Bandiera. Nel secondo Dopoguerra quell'espressione è stata quasi bandita perché associata al concetto di Patria, sospettato di fascismo. Merito della Meloni è stato sdoganare quella parola, restituirla al suo senso genuino, nutrito di passato e volto al futuro. E così patriota si è fatto sinonimo di conservatore rivoluzionario. E oggi corrisponde al profilo di una personalità non asservita all'Europa e alle potenze straniere, figlia possibilmente della storia di centrodestra e di una cultura conservatrice, liberale o cattolica, e capace sotto vari aspetti, di difendere gli interessi nazionali.
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LO SCENARIO
A quale nome corrisponde questo identikit? E Draghi può definirsi patriota? Indubbiamente ha fatto il bene dell'Italia da presidente Bce e oggi prova a farlo da premier. La Meloni però ha qualche riserva: «Non ho ancora elementi per dire se sia un patriota», ha risposto ieri. Qualche elemento in più lo avrebbe se l'ascesa di Draghi al Colle garantisse l'arrivo di Giorgia a Palazzo Chigi dopo elezioni anticipate. Ma il nome più caldo, come candidatura di tutto il centrodestra, resta Silvio Berlusconi. Lo riconosce la Meloni quando dice: «È stato mandato a casa dalle consorterie europee perché non firmava trattati poi firmati da Monti, quindi ha difeso l'interesse nazionale. Rispecchia quello che stiamo cercando». Se Berlusconi è il piano A, la probabile avversità delle altre forze politiche indurrebbe la Meloni a optare per un piano B.
DA PERA A VIOLANTE
In questo scenario ci sono altri nomi del mondo cattolico e conservatore, come l'ex presidente del Senato Marcello Pera, ratzingeriano di ferro, stimato da forzisti e Lega; o l'attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, una «patriota», la cui scelta consentirebbe alla Meloni di presentarsi come donna che ha caldeggiato l'elezione al Colle della prima donna nella storia. Difficilmente invece la Meloni identificherà il patriota con un ex An o un ex Msi, proprio per non ridurre il bacino di consenso della candidatura. Sul tavolo resta poi l'ipotesi Gianni Letta, figura di spessore politico e culturale, ma oscurata dalla candidatura di Berlusconi e non amatissima dalla Lega, con cui ha avuto ragioni di scontro. Nel caso queste personalità non dovessero farcela, Meloni, per non lasciare in mano il pallino a sinistra e grillini e conseguente spazio ai vari Franceschini, Amato o Prodi, studia un piano C.
Considera cioè la possibilità di sostenere la candidatura del "migliore dei nemici", Luciano Violante, presidente emerito della Camera e attuale presidente della Fondazione Leonardo. La sua figura piace alla Meloni perché egli è stato il primo, da sinistra, a riconoscere le ragioni dei vinti a mostrare pietas verso i ragazzi di Salò; ma piace anche perla sua progressiva depoliticizzazione e istituzionalizzazione che lo fa apparire oggi figura super partes; e ancora piace perché, col suo ruolo in Leonardo, rappresenta una delle grandi società di Stato, l'ex Finmeccanica, che più fa gli interessi dell'Italia; da ultimo Violante riesce a combinare, come formazione culturale, conservatorismo umanistico e progressismo tecnologico, fungendo anche qui da sintesi. Con la sua uscita comunque Meloni ha messo in crisi la sinistra che, non sapendo trovare patrioti viventi, ha dovuto guardare al passato: ieri il segretario del Pd Letta postava su Twitter la foto di Sandro Pertini definendolo «patriota».
DISCONTINUITÀ COL PASSATO
Sulla questione interviene Guido Crosetto, fondatore di Fdi. «Non trovo nulla di strano nell'idea di un patriota al Quirinale», ci dice. «La Meloni intende una persona che venga da una storia diversa da quella degli ultimi presidenti e abbia una visione più conservatrice. Berlusconi, Pera, Casellati o Nordio corrispondono al profilo. Draghi non combacia con l'identikit di destra o di sinistra, mentre Violante è dotato di grande autorevolezza e, come tale, è plausibile. Ci sono in ogni caso molte probabilità che venga eletta una personalità che non arriva da sinistra. Che venga dal centrodestra con tanta politica attiva è più difficile. E poi temo che i nemici di Berlusconi non lo facciano arrivare così tranquillo al giorno dell'elezione...».