Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini, "deflagrazione inevitabile". Cosa sa Gigi Moncalvo, cosa rischia la Lega
Una "deflagrazione inevitabile". Così lo scontro tra Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini nella Lega, ufficialmente rientrato, viene visto da Gigi Moncalvo, direttore della Padania tra 2002 e 2004 e grande conoscitore delle dinamiche interne al Carroccio. Intervistato dalla Stampa, il giornalista definisce il ministro dello Sviluppo e il segretario del Carroccio "due uomini agli antipodi della politica che non possono più coesistere". Con un pizzico di nostalgia, aggiunge: "Nella vecchia Lega, quella di Bossi, questo scontro interno non sarebbe stato possibile".
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"Bossi - ricorda Moncalvo - aveva innanzitutto un grande fiuto politico, sapeva che non si doveva arrivar mai a un punto di rottura, specialmente in momenti delicati della legislatura. Si muoveva quindi svolgendo sempre una funzione di collante all’interno del partito. Poi,se c’era qualcuno che voleva davvero arrivare a contendere il suo potere, gli lanciava contro un anatema e tutto si esauriva lì".
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In un eventuale congresso, sottolinea, "dove c’è bisogno di un aggancio ai numeri, Giorgetti non ha molte speranze di affermazione". Più in generale, "un congresso si tradurrebbe però in un suicidio dell’intera Lega. Spero non si arrivi a tanto". All'orizzonte, non vede l'ipotesi di una scissione anche perché "il cammino verso l’elezione del Presidente della Repubblica dovrebbe infatti portare della calma, almeno fino al momento cruciale del voto. Ci sono in giro dei furbacchioni come Matteo Renzi e Silvio Berlusconi che sono pronti ad approfittare di queste situazioni".
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Secondo Moncalvo, Salvini deve evitare due errori: "Non può continuare a fare il furbo andando a braccetto con i cosiddetti sovranisti, questi personaggi grossier che circolano in Europa. E non deve scimmiottare Berlusconi aprendo uno scontro con la magistratura. Non capisce poi che deve smetterla con questi attacchi quotidiani al ministero dell’Interno. Così, non salirà mai a Palazzo Chigi".