Sospetti e intrighi
Ddl Zan, Provenzano e Pd contro Matteo Renzi: "Manovre sul Quirinale", scenario clamoroso
"Sul Colle temiamo altre manovre". Peppe Provenzano, vicesegretario del Pd, intervistato dalla Stampa non nasconde il vero timore politico su quanto accaduto sul ddl Zan: a botta calda, dopo l'affondamento della legge sull'omotransfobia, congelata ma di fatto silurata, l'ex ministro aveva parlato di "destra peggiore di sempre" individuando in Italia Viva "i suoi complici". Un assalto frontale a Matteo Renzi, condiviso da molti a sinistra: l'asse al Senato tra IV e il centrodestra, come spiegato anche da Pier Luigi Bersani, potrebbe preludere a intese strategiche anche sull'elezione del prossimo presidente della Repubblica.
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I 14 franchi tiratori di Palazzo Madama, coperti dal voto segreto, vanno cercati però non solo tra i renziani, ma anche tra esponenti del Movimento 5 Stelle e, suggeriscono i più maliziosi, pure dentro il Pd tra chi voleva mandare un messaggio chiaro al segretario kamikaze Enrico Letta. Renzi respinge le accuse e interpellato dall'Adnkronos direttamente dall'Arabia Saudita (assente dunque al voto) replica secco: "Guardate i numeri". Che equivale, grosso modo, a un: se cercate i traditori, sono nell'altra stanza (e magari al Nazareno). Stessa versione data da Teresa Bellanova: "Nonostante il voto compatto di Italia Viva, 23 franchi tiratori tra Pd, Leu e M5S, affossano il ddl Zan".
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Per Provenzano però la responsabilità politica è di IV: "La maggioranza che aveva mediato e votato questo testo alla Camera, al Senato non c'è stata e a sottrarsi in questi mesi è stata Italia Viva". Ombre lunghe sul voto per il dopo-Mattarella: "C'è un area che non va più chiamata moderata o liberale o riformista, ma che si rivela solo manovriera. E poi Forza Italia è sempre stata subalterna a una destra estrema che c'è in tutta Europa. Sul Colle si vedrà a tempo debito".
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