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Centrodestra sotto attacco da qui alle Politiche del 2023: non solo magistratura, un oscuro presagio

Gianluca Mazzini

Il sempre giovane Cirino Pomicino, soprannominato O' Ministro ai tempi dei governi De Mita e Andreotti (1988-1992), ha commentato in modo acuto ma con toni drammatici i risultati delle elezioni amministrative. A fronte di un astensionismo galoppante, Geronimo (questo il suo soprannome giornalistico) faceva notare come la mancanza sempre più marcata di consenso elettorale rischi di trascinare il Paese in una crisi senza ritorno. Senza il supporto di un voto diffuso le istituzioni non hanno più credibilità. Emblematici i casi di Milano e Torino, dove un cittadino su due non ha votato e dove il sindaco Sala e il neosindaco Gualtiero sono stati eletti rispettivamente con il 28% e il 24% di voti "reali" dei cittadini. Dunque sindaci di una minoranza, con quel che ne consegue in termini di rappresentanza.

 

 

 

Per capire cosa ci aspetti nel nebuloso futuro politico dell'Italia, ne abbiamo parlato con lo storico e giornalista Gianfranco Peroncini, ora in libreria con la prima parte della sua biografia dedicata a Enrico Mattei, "Veni, Vidi, Eni" (Edizioni Byoblu). «La crisi di credibilità politica, già in essere da anni, è stato fino ad ora surrogata con banchieri e manager delle grandi banche d'affari. Ma non è detto che questa prassi "antidemocratica", perché non suggellata dalle urne, possa durare. Il banco di prova politico decisivo per la nostra nazione sarà il 2023, quando sono in agenda le elezioni politiche. Per quell'epoca avremo uno scenario tanto inedito quando potenzialmente destabilizzante. Con il tramonto di una figura di federatore con formidabili capacità in campagna elettorale come Berlusconi, il centrodestra appare da rifondare. Anche perché quello che si sono visti piovere addosso Salvini e Meloni nelle ultime settimane della recente campagna elettorale per le amministrative, in tema di scandali, apparirà un piccolo assaggio rispetto a ciò che si scatenerà contro di loro nel 2023 se continueranno a godere in un vasto consenso». Anche a sinistra la situazione è destinata a evolversi rapidamente. Continua Peroncini: «Nell'area dominata dal Pd sono in atto sinergie che porteranno a una decisiva trasmutazione del quadro politico. La disgregazione inesorabile dei 5 Stelle, la ricerca di un ruolo di Renzi, il destino degli ultimi frammenti di Forza Italia, la presenza del convitato di pietra Mario Draghi, ovunque collocato, disegneranno un quadro molto diverso dall'attuale. E i sondaggi o le previsioni di oggi contano molto poco». Ad aggravare la situazione ci sono anche condizioni economiche oggettive che dimostrano come una crisi economica mondiale, dovuta all'interruzione delle supply chain globali e globaliste, non possa essere esclusa anche alla luce di possibili varianti pandemiche in agguato.

 

 

 

«Sono in atto dinamiche preoccupanti» stigmatizza Peroncini. «In Italia non esiste al momento un pericolo "gilet gialli", ovvero una forte opposizione extraparlamentare e di piazza. In questo quadro, il ruolo della Meloni all'opposizione è fondamentale per contribuire a "governare" la rabbia della protesta sotto traccia. Mentre si continua a dibattere strumentalmente di ideologie legate al millennio scorso, l'assenteismo elettorale sta assumendo proporzioni "statunitensi". Resta poi il vulnus democratico decennale della mancanza di un presidente del Consiglio eletto. Ad aggravare il quadro anche l'introduzione del green pass per poter lavorare, in palese contrasto con l'articolo 1 della Costituzione. Il rischio, come dice correttamente monsignor Viganò, è quello che l'Italia finisca nelle fauci di draghi infernali».