L'ex collaboatore
Luca Morisi, a Radio Popolare la sinistra sela ride: le battute becere su Matteo Salvini
Ma quanto si diverte la sinistra a sghignazzare alle spalle del Carroccio, ma quanto godono i compagni nell'assistere al presunto cortocircuito politico in cui è incappato Salvini e nell'architettare fantasiose ricostruzioni degne di una favola, La Lega e la Bestia. Lo spettacolo andava in onda ieri su Radio Popolare, in cui a prendersi la scena era la vicenda dell'ex guida della macchina social di Salvini, Luca Morisi, indagato per cessione e detenzione di stupefacenti. Il programma Il demone del tardi, condotto da Gianmarco Bachi, esordiva inanellando alcune dichiarazioni passate del segretario leghista («I negozi di cannabis vanno sigillati», «Voglio un'Italia pulita dalla droga e gli spacciatori in galera con la palle incatenate ai piedi»), per mostrarne la contraddizione rispetto all'uso di stupefacenti da parte dell'ex guru della sua comunicazione social.
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Ma non si avvedevano, a Radio Popolare, che i guai giudiziari, tutti da appurare, di Morisi niente hanno a che fare con un cambio di linea politica, che non c'è, della Lega sulla questione droghe. E comunque passi pure il sadismo politico che portava Bachi ad affermare: «Per l'uomo che sussurrava agli spacciatori è arrivato il giorno della nemesi». Ciò che risultava fastidioso era l'ironia sulla vicenda umana di Morisi, reo di aver definito il proprio uso della droga delle «fragilità esistenziali irrisolte»: i suoi errori e debolezze venivano sbertucciati, con tanto di marchio di pusher (anche se lui non ha subito alcuna condanna): «Se chiami la droga "fragilità esistenziali irrisolte"», pungeva il conduttore, «è tutta un'altra cosa. Se le spacci, non sei un pusher ma un esistenzialista, tra Sartre e Maradona».
Roba da piegarsi dal ridere, come no. Né mancavano le illazioni, sotto forma di sarcasmo di cattivo gusto o di congetture. Si partiva con l'affermazione satirica per cui il retrobottega del Carroccio è una sorta di centro del consumo di sostanze "proibite": «Tutto quel conversare (di Salvini, ndr) con la Madonna e quel limonare coi salami aveva fatto già venire più di un sospetto che nel backstage girasse roba buona». Ecco poi i teoremi farneticanti, per cui l'emersione del caso Morisi sarebbe figlia di una trama leghista anti-Salvini o ci sarebbe un nesso tra i presunti fondi russi alla Lega e il consumo di droga da parte di Morisi. Nel primo caso Bachi sosteneva: «A voler essere maliziosi, stai a vedere che la notizia già conosciuta nella Lega sia stata fatta uscire proprio da lì (dalla parte governista del Carroccio, ndr) proprio in un momento in cui l'esposizione dell'altra Lega in chiave critica rispetto alla linea di Salvini era così evidente».
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Prove della tesi? Nessuna. Così come non era chiaro cosa c'entrasse il fatto che Morisi avesse un vicino di casa russo, segnalato nell'ambito dei fondi ricevuti dalla Lega, con il suo consumo di droga. Ma per Bachi era giusto citarlo, quasi a far credere che i soldi "russi" al Carroccio siano svaniti perché andati... letteralmente in fumo. E così leggeva, da un pezzo sul Corsera, questo passaggio: «Uno dei vicini di casa di Morisi è tale Sergey Martyanov. Morisi ha sempre negato di conoscerlo, ma il suo nome compare più volte nelle segnalazioni di operazioni sospette di Bankitalia per i fondi ricevuti dal Carroccio per finanziare la "Bestia"». Mancavano solo la congiura massonica, le teorie terrapiattiste e il complotto No Vax a spiegare il grande giro losco che si muoveva dietro una canna fumata da Morisi.