Strategie politiche
Mario Draghi, "per il Colle invece...". Retroscena terremoto: frase cruciale, il premier fa saltare il banco
"L'idea che dopo Draghi ci sia ancora Draghi a Palazzo Chigi anche la prossima legislatura, non appartiene a Draghi". Lo scrive il Corriere della Sera che spiega che, "il suo governo, figlio della crisi dei partiti, è una specie di circolazione extra corporea della politica, che come ogni soluzione emergenziale ha un limite temporale".E un ministro del Pd spiega che, "la strategia di Draghi funziona se non diventa il totem di una parte. È così che va avanti". Il titolare dei rapporti con il Parlamento D'Incà a un capogruppo della maggioranza ha invece detto: "Vogliono che Draghi vada oltre il 2023". Ma non è l'auspicio di tutti. "Salvini, Meloni e un pezzo del Pd stanno nel blocco di quelli che "Adda passà 'a nuttata" e aspettano di riprendersi il pallone. Poi c'è l'area di quanti hanno capito di doversi mettere in scia a Draghi, con Letta e Conte che ha evitato finora falli di reazione. E infine ci sono i centristi, metà Forza Italia e un altro pezzo di Pd che evocano il partito "per Draghi" e non "di Draghi" per tentare di ridisegnare gli schieramenti", rivela Gaetano Quagliarello.
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I partiti attendono il responso del voto amministrativo per capire se si discuterà su una nuova legge elettorale. "In pochi ci scommettono al momento, ma a sentire uno dei maggiorenti del centrodestra 'le convenienze di oggi non saranno più le stesse dopo le urne'. Si vedrà se resterà l'attuale modello o si andrà verso un proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione vincente, che piace (anche) alla Lega", scrive sempre il Corriere. A interpretare i sondaggi, i numeri del premier sono dovuti al fatto che l'opinione pubblica ha la percezione di uno standard di governo più alto rispetto al passato. E chi verrà dopo dovrà misurarsi con questa asticella.
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In un'intervista all'Huffington , il sindaco dem di Pesaro Ricci ha denunciato che "sul Pnrr manca velocità che così non ce la facciamo che la lentezza burocratica può trasformarsi in un rischio democratico". Come racconta invece un ministro, "fin dall'inizio è parso evidente quale fosse il disegno di Draghi con il suo cronoprogramma. Lui vuole mettere in sicurezza le riforme entro febbraio". In coincidenza, guarda caso, con l'apertura della corsa al Quirinale. "Perché il premier non pare intenzionato a succedere a sé stesso e men che meno a farsi un partito. Per il Colle invece...", conclude il Corriere.