Voto... e?
Pierluigi Battista e il post-Draghi, la profezia: "Un terremoto politico, dopo il voto un governo anomalo"
Un "terremoto politico imminente". La profezia è di Pigi Battista, stimato "decano" dei commentatori politici italiani in forza fino allo scorso gennaio al Corriere della Sera e oggi columnist all'Huffington Post. "Alle elezioni del 2023 - spiega a Italia Oggi - mi aspetto una marmellata da cui potrà uscire una maggioranza di governo multicolore". È la naturale conseguenza della fine dei partiti, sottolinea, è "il governo Draghi non è un caso".
Si dice "stufo" delle "mediazioni" a cui era costretto in via Solferino e delle polemiche su fascismo e anti-fascismo, roba che "interessa quattro gatti, patetici residui, quelli di una certa età, sciocchi imitatori, quelli più giovani". E a quel mondo ormai sparito ha dedicato anche il su ultimo libro, e primo romanzo storico, La casa di Roma (La nave di Teseo ed.), affresco cruento del Novecento interpretato come guerra fratricida. Oggi però "la rissa sostituisce la sostanza, e tutti possono stare con tutti: i 5stelle con il Pd ma pure con la Lega, Forza Italia con la sinistra... cosa differenzia nella realtà un partito dall'altro? Solo chiacchiere".
"È dal 2011 - ricorda - che abbiamo governi che non rispecchiano la maggioranza elettorale. Se la maggioranza elettorale non è la maggioranza che governa si scardina il rapporto di fiducia tra elettori e politica, si affievolisce il sentimento democratico diffuso. Nella malfamata Prima Repubblica, le maggioranze rappresentavano il voto popolare, nella malfamata Seconda Repubblica chi votava per Romano Prodi sapeva cosa ne sarebbe uscito così come chi votava per Silvio Berlusconi. Ora voti e non sai che succede". Non a caso spesso il primo partito alle urne è quello degli astenuti, di cui fa parte anche l'editorialista ormai disilluso. "Quando a Roma, a poche settimane dal voto per il sindaco, il 45% degli elettori non ha deciso per chi votare vuol dire che sei in presenza di una crisi di appartenenza politica che riguarda tutti". La gente oggi vota in base a logiche molto volatili, "così succede che Matteo Renzi con il Pd schizza al 40% alle Europee, oggi il suo partito, Italia Viva, vale il 2%. Matteo Salvini porta la Lega dal 17% al 35%, ora torna al 20%".
La forza di Draghi, così, è il suo essere fuori da queste logiche politiche e dal prescindere dai partiti. "Li tiene a bada, ogni tanto li accontenta. Insomma media, ma alla fine si fa nella sostanza quello che dice lui", come su Ius soli e Green pass. E nel 2023, quando si voterà, cambierà tutto per centrodestra e centrosinistra, "a maggior ragione se si dovesse votare con un sistema proporzionale. I voti saranno usati per alleanze non prevedibili, analogamente a quanto avvenuto adesso. E avremo un nuovo governo anomalo".