Cosa bolle in pentola
Stefano Bonaccini e Luigi Di Maio, contatti a farsi spenti: retroscena, il patto per far fuori Letta e Conte
C'è un asse carbonaro tra Pd e Movimento 5 Stelle, ed è quello composto da Stefano Bonaccini da un lato e Luigi Di Maio dall'altro. E rischia di condizionare non poco la linea della coalizione giallorossa. È il Foglio a parlarne, sottolineando come il tandem composto da Enrico Letta e Giuseppe Conte non sia l'unico molto attivo in queste settimane. Certo, l'ex premier ha garantito la desistenza M5s nel collegio di Siena dove il segretario del Pd si è candidato alle suppletive e pure a Primavalle, con tanto di favore al candidato sindaco dem Roberto Gualtieri (contro la sindaca grillina Virginia Raggi, visto che si voterà contestualmente per le Comunali).
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Ma "a fari spenti" si muovono Di Maio e Bonaccini. In aprile, spiega il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, ministro degli Esteri grillino e il governatore dem dell'Emilia Romagna "hanno lavorato in coppia per il Gran premio del made in Italy a Imola e l'altro giorno, lunedì, hanno duettato, seppur a distanza. Di Maio infatti è stato il grande ospite della presentazione a Scandiano (Reggio Emilia, terra natìa di Romano Prodi) dell'ultima fatica letteraria di Bonaccini. Un libro, il secondo in un anno, dal titolo che è tutto un programma, perché per molti potrebbe diventare la futura piattaforma per tentare l'assalto al Nazareno, il Palazzo d'Inverno: Il Paese che vogliamo, idee e proposte per l'Italia del futuro (Piemme)".
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Da mesi ormai Bonaccini fatica a nascondere le sue ambizioni personali, fin dal giorno dopo della vittoria contro la Lega (e Salvini) alle ultime regionali. Era il gennaio 2020, poi venne il Covid e tutto lo scenario politico cambiò di colpo. "Bonaccini era pronto a subentrare se Zingaretti avesse perso la tornata delle ultime regionali. Non andò così. E il segretario romano si dimetterà, mesi dopo, appena nato il governo Draghi", ricorda sempre il Foglio. Al Nazareno Bonaccini è visto come il capofila della "quinta colonna" dei renziani rimasti nel Pd, non a caso l'ala meno "contiana" dei dem. Base riformista, di cui Bonaccini fa parte, "attende le amministrative e poi, in caso di esito negativo, inizierà a introdurre il tema del 'serve un congresso', subito dopo l'elezione del capo dello Stato". Di fatto, sarebbe un avviso di sfratto per Letta. Un'indizio della prossima offensiva secondo il Foglio è l'incontro richiesto a Bonaccini dall'editore Alberto Leonardis, l'uomo che ha rilevato dal gruppo Gedi i quotidiani Tirreno, Nuova Ferrara, Gazzetta di Reggio Emilia e Gazzetta di Modena, e che ora è interessato a L'Unità. Di Maio, forse intuito dove sta andando il Pd, ha scelto su che cavallo puntare. Che è quello di Bonaccini e del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, pure lui big di Base riformista, con cui il capo della Farnesina ha un grande feeling. Che non piace né a Letta, né a Conte.