Divergenze parallele

Luca Zaia, dal Green pass a Durigon: la Lega in Veneto è autonoma dalla Lega "di palazzo"

Giuliano Zulin

In attesa dell'autonomia, quella vera, la Lega in Veneto si sta prendendo l'autonomia dalla Lega nazionale. Ormai cominciano a essere tanti i fronti dove emerge una divergenza tra le posizioni di alcuni esponenti del Carroccio "di Palazzo" e quelli della vecchia Liga. Dal Green Pass al caso Durigon, dalla questione profughi alla morte di Gino Strada. Se ne parla poco, però gli assessori regionali o i sindaci vicini a Luca Zaia non si trattengono più come accadeva un tempo dentro la Lega. Esempio. Roberto Marcato, assessore veneto alle Attività Produttive: «Un parco intitolato al fratello sfigato di Mussolini? Chi ha scelto la Lega animato da nostalgie fasciste ha sbagliato sponda, qui non c'è spazio per visioni totalitarie, al contrario la nostra battaglia per la libertà dei popoli e l'autonomia dei territori è in diretta continuità con la lotta di resistenza». La frase si commenta da sola.

POLITICI IN PIAZZA - Green Pass. Fine luglio. I parlamentari leghisti Borghi, Bagnai e Siri vanno in piazza contro il lasciapassare verde. Reazione di Zaia, dalle colonne del Corriere della sera: «La Lega è sempre stata un partito di composizione sociale e culturale variegata, ci sta che qualcuno non la pensi come te. Detto questo, non mi risulta che il partito abbia deciso di rinnegare l'attività dei propri amministratori, presidenti e sindaci. Un discorso è discutere legittimamente sull'obbligatorietà, come fa il segretario Salvini. Altra cosa è farsi portatori di una linea in cui io assolutamente non mi identifico. E mi rifiuto di pensare che sia quella del partito». Ancora il Doge, stavolta su Gino Strada, da poco scomparso: «Abbiamo perso una persona assolutamente motivata nel fare della sua vita una vera missione nella cura dei più deboli e nel contrasto alle fragilità sociali. Lo spessore del suo impegno umanitario ne ha fatto un personaggio del mondo intero, ma ci piace ricordarlo anche come parte della nostra comunità veneta, colui che ha scelto Venezia come residenza e come sede di alcune importanti attività della sua organizzazione». Dura reazione di presunti leghisti delusi sulla pagina Facebook del governatore. "Quanta retorica! Ma che fine ha fatto la Lega? Ah già! Sta al governo con quelli che una volta erano gli antagonisti. Che fine miserabile! Pensare che vi ho creduto! Bleah!" è una dette tante risposte subito apparse. E ancora: "Caro Zaia, hai perso un'occasione d'oro per stare zitto". Oppure: "Non mi pare proprio il caso di santificare Gino Strada". Il presidente veneto è anche il primo a chiedere corridoi umanitari per i ricongiungimenti familiari dall'Afghanistan. Una posizione in parte seguita dall'intero partito, con il solo riferimento a donne e bambini. Zaia apripista, e torniamo su argomenti Covid, persino sul Green pass in mensa. Mentre a Roma il partito combatte contro la misura, in Veneto si propone di consentire almeno l'asporto. Cosa che, fatalità, il governo adesso studia.

VA BENE COSÌ - Domanda: dove vuole andare la Lega del Veneto? Da nessuna parte. Sicuramente Zaia non vuole fare né il segretario del Carroccio, né tantomeno sogna di andare a Palazzo Chigi. L'investitura che ha ricevuto lo scorso anno, quasi 80% dei consensi alle Regionali, hanno spinto Luca a gettarsi anima e corpo nel lavoro per la sua Regione. I suoi interventi quasi quotidiani alle 12.30, trasmessi in diretta dalle tv locali e sui social, sono diventati un punto fermo per i veneti. Il presidente parla come un padre di famiglia e, da leader popolare, protegge la sua azione amministrativa e la sua autonomia conquistata sul campo, figlia di un plebiscito elettorale. Con Salvini i rapporti sono buoni come sempre. Però ognuno è padrone a casa propria. E a Matteo va bene così: d'altronde dove trova un'altra Regione che gli garantisce il 50% (ultime Europee) dei consensi?