Operazioni di rientro
Afghanistan, Luigi Di Maio "sostituito" dai militari: italiani da rimpatriare, clamorosa fuga di notizie dalla Farnesina
Con la rapida ascesa dei talebani in Afghanistan è diventato sempre più difficile far rientrare in Italia, in rapidità e sicurezza, non solo i nostri connazionali, ma anche gli interpreti insieme alle loro famiglie e tutti quelli che nel corso di questi lunghi 20 anni hanno collaborato con gli italiani nel Paese. "Abbiamo abbandonato Kabul. Dopo 20 anni siamo falliti totalmente, abbiamo lasciato i colleghi senza sapere cosa succederà loro. I talebani li cercano casa per casa, non sappiamo cosa succederà loro", ha detto Arif Aryakhail, medico dell’Aics Kabul, arrivato ieri a Fiumicino con il volo che ha eseguito i primi rimpatri.
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A quanto pare, come riporta il Giornale, le operazioni di ritiro sarebbero partite troppo tardi. Ma non per colpa delle Forze armate, "semmai perché la Farnesina e tutto il governo hanno sottovalutato la situazione". A pesare sarebbe stato un problema di controlli, soprattutto quelli antiterrorismo, sulle persone che dovevano essere riportate in Italia. E così la burocrazia ha finito per ingessare la situazione. Adesso a occuparsi dei rimpatri sono i militari, in primis gli uomini e le donne dell'Aeronautica, che hanno messo in piedi un ponte aereo a tempo di record, ma anche i membri di Esercito, Carabinieri e Marina.
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La gestione dei rimpatri, seguita dal ministro Lorenzo Guerini e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, è stata assegnata al generale di Corpo d’Armata Luciano Portolano, del Covi (Comando operativo di vertice interforze). Ma il coordinamento è puntuale anche a livello ministeriale, con contatti con i ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese e col premier Mario Draghi.