Rossi contro
Pd, la denuncia di Repubblica: "I dem di Roma rubano i giornali", articoli gratis per tutti gli iscritti
L'accusa è gravissima ma ben circostanziata: il Partito democratico è "tecnicamente un ladro". In particolare si tratta del Pd romano e la denuncia proviene nientemeno che dalla cronaca locale di Repubblica, che si affida alla breve requisitoria di Giuliano Foschini. Titolo: «Se anche il Pd deruba i lavoratori». Svolgimento, in estrema sintesi: sul proprio canale Telegram, i democratici capitolini offrono ai loro iscritti «l'intera rassegna stampa del Comune di Roma»... centinaia di pagine con dentro una lunga selezione di articoli provenienti da vari giornali, tutti naturalmente protetti da copyright. «Si tratta di un reato. E anche piuttosto grave», osserva Repubblica, è cioè un furto appesantito dalla non trascurabile aggravante che a perpetrarlo con tale spudorata leggerezza è «un partito asseritamente di sinistra». Sicché la brutta faccenda non configura soltanto «un reato ma è anche un calpestio volgare del lavoro, della passione di migliaia di persone (giornalisti, poligrafici, tipografi, edicolanti) che svolgono, ciascuno nel migliore dei modi possibile, un mestiere che in qualche modo è anche un servizio pubblico, un sostegno della democrazia».
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Il j' accuse è assai pesante: l'intera catena del valore dell'informazione, dall'ideatore al distributore, cade vittima di un brigantaggio quotidiano contro il quale Repubblica evoca a giusto titolo l'intervento della Guardia di Finanza. E che i colpevoli siano proprio gli esponenti del principale partito italiano di sinistra, colti a pubblicare «gratuitamente e integralmente quello che invece si dovrebbe comprare», rappresenta un desolato spunto in più per riflettere sui fondamentali di una denuncia sinceramente democratica che travalica la cronaca minuta. In attesa di leggere o ascoltare le spiegazioni dei dirigenti più alti in grado (il compagno Enrico Letta non ha ancora preso gli opportuni provvedimenti?), dobbiamo intanto accontentarci delle scuse del capogruppo dem all'assemblea capitolina, Giulio Pelonzi, che ha fatto ammenda e chiuso in tutta fretta il canale telematico. Ora, premesso che la pratica di rubacchiare online le prime pagine o gli articoli della stampa nazionale e straniera è divenuta una prassi diffusissima e sempre più difficile da estirpare, è bene sottolineare come la circostanza in questione confermi con forza inesorabile l'avvenuto scollamento tra la classe dirigente democratica e il mondo del lavoro intellettuale. Passi per gli operai, che da almeno un quarto di secolo votano in larga maggioranza a destra, l'ultima ridotta della sinistra asserragliata nei centri storici metropolitani era rappresentata dal variegato paesaggio giornalistico e da quello della selezionata intellighenzia degli scrittori impegnati; sebbene giornali se ne vendano pochi, libri meno ancora e pure la tv non si senta molto bene.
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Ma a ben vedere la proditoria rapina via Telegram si combina in modo perfetto con la recente cooptazione di Fedez in qualità di maître à penser della ditta, ovvero con la sopraggiunta sostituzione del desueto intellettuale organico gramsciano con il più contemporaneo cantante e influencer, nonché marito della influencer Chiara Ferragni. Non saremo certo noi, qui, a rimpiangere i bei tempi andati in cui i militanti del Pci - di cui il Pd vuoi o non vuoi è erede più o meno legittimo - volantinavano per strada le copie dell'Unità, il quotidiano di partito la cui diffusione serviva a scolpire di giorno in giorno il verbo dell'ideologia marxista. Oggi, in definitiva, anche l'egemonia del pensiero è divenuta un sogno astratto soppiantato dalla fluidità di genere. Ogni genere. E può dunque accadere che a squadernare il tradimento inflitto ai lavoratori sia il giornale ora posseduto dagli Agnelli ma editato fino a pochi anni fa da Carlo De Benedetti, la famosa tessera numero uno (ricordate?) del nascente Partito democratico. È la farsa che si fa storia nel suo ultimo atto: compagni che sbagliano, capitalisti che se ne accorgono e giocano ai supplenti... mondi avviati parallelamente al crepuscolo.
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