Soldi, soldi, soldi
Enrico Letta, ecco tutti gli affari in Cina del lobbista che guida il Pd: svelato il suo vero gioco
Lobbista stai sereno. Sul Domani di ieri è comparsa, a firma Giovanna Faggionato, un'inchiesta sugli affari internazionali di Enrico Letta che, se in Italia esistesse stampa libera, che è cosa diversa dalla libertà di stampa, sarebbe destinata a monopolizzare l'agenda di quotidiani e televisioni anche dopodomani, tra una settimana, dieci giorni e via fino ai prossimi due o tre mesi. Il quotidiano diretto da Stefano Feltri ed editato da Carlo De Benedetti ricostruisce la tela di relazioni e incarichi, è il caso di supporre lautamente retribuiti, che l'attuale leader del Pd ha ottenuto quando lavorava da emigrato di lusso in Francia e ha in parte mantenuto una volta rientrato a Roma per guidare la zattera democratica. Tutta roba legale si intende, almeno così pare, ma anche senza dubbio degna di rilievo giornalistico, almeno da parte di chi ha dedicato decine di ore di inchieste televisive e fiumi di inchiostro alla ricerca dei rubli di Salvini o dei rimborsi elettorali spesi dalla Lega in campagna elettorale. Invece qualcosa ci dice che le robuste attività di lobby di Letta non avranno neanche un decimo del rilievo mediatico ottenuto dalle velleità russe del compagno leghista Savoini.
Il tuo browser non supporta il tag iframe
Eppure quanto squadernato dal Domani è parecchio interessante. Si scopre che l'attività accademica all'Istituto di Scienze Politiche della Sorbona per il capo del Pd era non certo una copertura, sicuramente più di un diversivo, ma soprattutto una chiave d'accesso per attività e relazioni affaristiche di prim' ordine. Tra le più interessanti, quella della fondazione di Equanim, che si autodefinisce "la prima piattaforma di mediazione internazionale", con lo scopo sociale di reclutare personalità politiche e affaristiche di primissimo livello al fine di svolgere un ruolo di mediatore per conflitti internazionali complessi. Si parla di società in grado di garantire compensi da 10 milioni di euro, tanti ne ha fatturati il manager francese Gerard Mestrellet, in rapporti strettissimi con la monarchia saudita, al punto da sedere in commissioni governative del regime, per aver favorito la fusione tra i giganti dell'energia Veolia e Suez. L'amico dell'Arabia Saudita Mestrellet è, con Letta, tra i soci di Equanim, e forse a questo, e non già a magnanimità di cuore, è dovuto il fatto che l'attuale leader del Pd non abbia contribuito al linciaggio mediatico di Matteo Renzi, quando la stampa lo ha massacrato per aver intervistato a pagamento il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
BOMBA ATOMICA - Ma l'esperienza transalpina ha consentito a Letta di mettere un piede anche dentro Credit Agricole, attraverso l'ingresso nel board di Amundi, società di consulenza controllata dalla banca. Sono incarichi ben remunerati e che portano altre relazioni, e inevitabilmente altri quattrini. Tant' è che, grazie ad Amundi, Letta ha ottenuto un lavoro dal gruppo pubblicitario Pubilcis, che gli ha versato centomila euro per otto sedute nel consiglio di sorveglianza del gruppo. Sono tutti ruoli da fare invidia ai poveri mortali, ma che si possono mollare nell'attimo esatto in cui si decide di tornare alla politica attiva, per non correre il rischio di essere accusati di conflitto d'interessi. O meglio, il rischio resta, ed è reale, e se Letta non fosse del Pd ma di Forza Italia o della Lega già si sarebbe concretizzato da tempo, però si tratterebbe di accuse da cui ci si può difendere, o comunque che si può tentare di dribblare.
La bomba atomica, l'incarico che ti segna a vita anche se lo molli è quello che Letta ha ottenuto da Tojoy, società che aiuta le attività imprenditoriali cinesi che nascono e quelle europee che vogliono entrare nel mercato del Dragone. Poiché la Cina è un regime, avere relazioni economiche con società di questo tipo significa venire a patti con il demonio. Pechino infatti quando paga non si dimentica di chiedere qualcosa in cambio, ed è per questo che, guardando all'estero, è più interessata a pescare chi è in grado di influenzare le politiche degli Stati piuttosto che a selezionare manager. In quest' ottica, la dittatura ha assegnato a Letta e all'ex premier austriaco Faymann il ruolo di copresidenti per il mercato dell'Europa Occidentale.
COINCIDENZE - E qui c'è un'altra straordinaria coincidenza tra gli incarichi di Letta e il suo comportamento politico su casi specifici non coerente con la sua narrazione generale. Il segretario del Pd infatti, atlantista e tifoso di Biden fino all'estasi, ha sempre lasciato cadere gli attacchi del presidente Usa al regime cinese, quasi si trattassero di banalità e non dello scontro che condizionerà il Paese per i prossimi decenni, come un professore di Scienze Politiche dovrebbe sapere. Ma d'altronde, l'afflato verso Pechino dalle parti del Pd è regola di casa, come insegnano i padri nobili Prodi e D'Alema. E forse è anche per questo che l'attuale segretario è il solo della maggioranza di governo che non vorrebbe eleggere al Quirinale Draghi, atlantista e scettico nei confronti del regime. Tocca quindi fare i complimenti al Domani, che ha svelato il vero gioco di Letta, il quale in televisione parla di diritti umani, donne e gay ma nel privato non disdegna di mettere la propria abilità a disposizione di Xi Jinping. E forse anche grazie allo scoop dei colleghi riusciamo a spiegarci il perché Enrico si ostini pervicacemente a cercare l'intesa con i Cinquestelle, che con i Dem hanno in comune solo la sudditanza, non psicologica, nei confronti del regime di Pechino.