Fuori tutto
Matteo Renzi contro il M5s: "Poltronari, pur di stare al governo avrebbero votato il mostro di Loch Ness"
Pubblichiamo, per gentile concessione dell'autore, un capitolo dell'ultimo libro di Matteo Renzi (Controcorrente, Piemme pag 272). Il volume uscirà martedì
Ho scommesso tutto sul cambio di Governo perché sapevo che prima di andare a votare i Cinque Stelle che oggi siedono a quindicimila euro al mese in Parlamento avrebbero votato la fiducia anche al mostro di Loch Ness come premier. Ciò che sto scrivendo è molto triste ma anche molto vero. Mentre noi per un'idea eravamo disposti a perdere tutto, mentre noi per un'idea ci siamo dimessi, mentre noi per un'idea abbiamo subìto la polemica e l'aggressione, loro pur di tenersi l'incarico hanno cambiato tutte le idee. Tutte. Erano contro la Tap e oggi hanno votato, inaugurato, festeggiato il gasdotto pugliese. Erano contro le infrastrutture e oggi fanno parte di un Governo pro Tav e loro stessi hanno proposto di rilanciare - giustamente - il ponte sullo Stretto a Messina. Erano contro le Olimpiadi e hanno festeggiato l'arrivo delle Olimpiadi a Milano e Cortina. Erano contro gli aerei di Stato e le auto blu e oggi sono i principali utilizzatori di questi strumenti di lavoro che per loro erano simboli del potere da abbattere. Erano contro i soldi alle banche e i due Governi Conte sono stati gli esecutivi che più di ogni altro hanno aiutato gli istituti di credito. Erano contro Autostrade e hanno regalato ai Beneton una montagna di denaro pubblico, senza averne neanche la sufficiente consapevolezza. Erano giustizialisti senza se e senza ma, e da quando alcune vicende hanno riguardato loro amici e familiari, hanno scoperto il magico mondo del garantismo. L'uomo che non credeva allo sbarco sulla Luna, Sibilia, fa il sottosegretario all'Interno da tre diversi governi: ma voglio tranquillizzare chi ci legge, la macchina del Viminale è molto più forte di un sottosegretario che pur di conservare la poltrona cambia tre maggioranze.
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LA PARABOLA
L'uomo che non sapeva nulla di sport per sua stessa ammissione, Spadafora, ha fatto il ministro dello Sport ringraziando alla fine il mondo dello sport in una toccante lettera per tutto ciò che ha imparato: praticamente uno stage retribuito sulla pelle dei cittadini. La donna che credeva che il Pil aumentasse d'estate per effetto dei condizionatori e del caldo, Lezzi, è sospesa tra fare la minoranza interna e creare un nuovo partito con Di Battista. L'uomo che ha inventato i navigator, Parisi, è tornato in Mississippi a leggere le avventure di Tom Sawyer, che sono sicuramente più credibili dei suoi progetti di riforma del mercato del lavoro. La donna che si faceva spiegare i vaccini da suo cugino, Taverna, oggi fa la vicepresidente del Senato. Gridavano «onestà» e oggi hanno paura a votare una commissione d'inchiesta sulle spese del Covid perché non sanno che cosa potrebbe venirne fuori. O forse lo sanno e sarebbe ancora peggio. Il Movimento Cinque Stelle è finito. Potranno mascherare questo tragico destino dietro la popolarità di Conte. Ma il fatto stesso che continuino a guardare ai sondaggi anziché alla politica dimostra che non hanno futuro. Il prossimo scontro sarà sul terzo mandato, non sul futuro del Paese. Perché quelli che vogliono fare politica in nome dell'ideale, in realtà, da tempo si preoccupano molto più dell'interesse personale. Altrimenti non avrebbero cambiato tre maggioranze in tre anni. Dall'uno vale uno all'uno vale l'altro: questa la parabola, triste e al contempo divertente, di chi voleva rivoluzionare la democrazia parlamentare e oggi fa rimpiangere i parlamentari della Prima Repubblica. Perché almeno loro avevano consenso e competenza. A chi mi diceva: «Matteo, ma se facciamo cadere Conte poi si va a votare e il Paese non può permettersi l'instabilità» rispondevo che l'analisi era incompleta. In caso di caduta di Conte non si sarebbe mai andati a votare perché i Cinque Stelle non lo avrebbero permesso. È andata così. E adesso Draghi può svolgere il suo lavoro con un'ampia maggioranza, senza bisogno di abbracciare gli ulivi e nemmeno di di ventare vegano.
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LE DIVISE
Sui vaccini la svolta è stata evidente da subito con la rimozione di Arcuri e l'arrivo del generale Figliuolo. Nonostante certe anime belle della sinistra abbiano espresso paura per l'arrivo di un uomo che si veste con una divisa, la svolta con la presenza dell'esercito è sotto gli occhi di tutti. E a chi come Michela Murgia esprime preoccupazione per gli uomini che lavorano con l'uniforme mi permetto di dire che io vorrei ringraziare l'esercito italiano e tutte le donne e gli uomini in uniforme, in camice, in tuta da lavoro, per aver tenuto in piedi questo Paese. E per aver svoltato sui vaccini. Meno male che abbiamo cambiato gli esperti del Governo Conte con quelli del Governo Draghi. Viva le divise dell'esercito, delle forze dell'ordine, viva le tute della protezione civile, viva i camici degli infermieri, viva gli indumenti da lavoro di chi non ha mai mollato. Io non ho paura delle divise: ho paura dell'incompetenza, della furbizia, dell'atteggiamento radical chic di chi non voleva cambiare nulla. E attaccava quelli come noi che - soli contro tutti - hanno creato le condizioni della svolta.