Sfida aperta
Amministrative, il centrodestra trova l'accordo su Milano: Luca Bernardo pronto a sfidare Beppe Sala
Primo pomeriggio. C'è agitazione al banchetto che la Lega ha allestito in via Fauché, a due passi dal cimitero Monumentale, per raccogliere le firme sui referendum per la giustizia. Da una manciata di minuti la macchina comunicativa di Matteo Salvini ha fatto partire l'allarme rosso: alle 15,30 Luca Bernardo arriverà per firmare i quesiti. È il segnale che tutti aspettavano. La conferma che sarà lui, il primario di pediatria del Fatebenefratelli, il candidato sindaco del centrodestra alle Comunali di ottobre.
Ad attenderlo, tra gli altri, ci sono i parlamentari della Lega Laura Ravetto e Igor Iezzi, l'assessore regionale Stefano Bolognini, il consigliere Max Bastoni e l'attivissimo responsabile dei giovani leghisti lombardi Alessandro Verri. Lui arriva puntuale, competo di lino blu e camicia bianca. La gente guarda incuriosita questo quasi 54enne (li compirà il 3 agosto) che ha deciso di auto candidarsi a sindaco dopo che una pletora di papabili si è tirata indietro. «Semi sceglieranno- precisa Bernardo- sarò un candidato civico appoggiato dal centrodestra. Nessun partito mi ha chiesto nulla. Io sono l'espressione della società civile che mi ha spinto a dare la mia disponibilità. Chi ho sentito? Solo Salvini al telefono». L'ufficialità arriverà martedì sera al termine del vertice dei leader del centrodestra che è già convocato, ma si tratterà di una formalità.
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La Lega, dopo il no per motivi personali di Andrea Farinet, si è convinta ad appoggiare Bernardo. Forza Italia ha già detto di sì (uno dei grandi sponsor del pediatra è l'onorevole azzurra Licia Ronzulli) e anche da Fratelli d'Italia è già arrivato un sì informale. Mentre è previsto un incontro tra lui e Giorgia Meloni per lunedì, quando la leader dei FdI sarà a Milano per presentare il suo libro. Anche la squadra invocata da Salvini sarebbe praticamente chiusa con Gabriele Albertini vice («è una persona stupenda. Può dare tanto e aiutare chi sarà sindaco di Milano», ha detto di lui Bernardo) e un terzo nome, forse una donna, che dovrebbe essere indicato da Fratelli d'Italia. Ma chi è Luca Bernardo?
Classe '67, è primario della pediatria del Fatebenefratelli dove è riuscito a costruire un reparto di assoluta eccellenza. Ad appoggiarlo, oltre ai partiti del centrodestra, anche una buona fetta dell'associazionismo milanese, che nei giorni scorsi gli ha fatto pervenire numerose manifestazioni di stima e incoraggiamento. Alla sua prima uscita da candidato in pectore Bernardo ha usato più la carota che il bastone: «Sala è stato un buon sindaco, una brava persona, ma abbiamo visioni differenti». Ma non ha lesinato anche qualche punzecchiatura al primo cittadino uscente: «Io faccio il medico e a differenza sua il sociale lo vivo con le mani dentro. È questa forse la differenza tra di noi».
Anche perché Bernardo ha ricordato come «il Covid, io l'ho vissuto, ho lavorato vivendo un mese e mezzo in ospedale». Al contrario di Sala che proprio durante la pandemia si è un po' perso per strada tra aperitivi per far ripartire Milano e silenzi imbarazzati rispetto ai bisogni della città. Per questo il candidato del centrodestra anticipa che le sue priorità per far ripartire Milano saranno l'economia e il sociale. Sul primo punto specifica che la città «deve guardare al futuro e tornare ad essere la capitale economica non solo dell'Italia, ma soprattutto delle altre parti d'Europa». E sul secondo che «Milano va rilanciata anche in chiave sociale, perché le persone hanno voglia di fare, di essere operose perché lo sono, di guardare e uscire da questo nemico invisibile che ci ha colpito tutti».
Sul fronte dei partiti, in attesa del vertice di martedì c'è grande entusiasmo. L'europarlamentare di FdI Carlo Fidanza si dice «fiducioso. Ci giochiamo una partita che è apertissima. In città regna malcontento per i cinque anni di Sala». La leghista Ravetto spiega che «Bernardo è il pediatra di mia figlia, un'ottima persona, se sarà lui il candidato sarò felice, ma aspettiamo la decisione dei leader». Intanto Bernardo si siede al gazebo, firma i quesiti, poi si alza e prima di lasciare via Fauché assicura che «se sarò io il candidato, correrò per vincere».
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