cordone sanitario

Antonio Maria Rinaldi, "lo sfregio della Ue agli invalidi". Una dolorosa denuncia: "Io, padre di un ragazzo con grave disabilità"

Emendamenti esclusi solo perché arrivano dalla Lega. È questa l'accusa rivolta da Antonio Maria Rinaldi al Parlamento europeo: "Esprimo profondo sconcerto e indignazione per l’atteggiamento delle forze politiche di maggioranza al Parlamento Europeo, democratiche a parole, ma discriminatorie e illiberali nei fatti". L'europarlamentare del Carroccio ha raccontato di aver lavorato su diversi emendamenti. Tutti con l'obiettivo di migliorare un provvedimento relativo ai disabili. Rinaldi, come da lui confermato, voleva dare il suo contributo "da padre di un ragazzo con una grave disabilità, che vive quotidianamente disagi e preoccupazioni per un sistema complesso che non riesce a supportare veramente i disabili e le loro famiglie".

 

 

Un tentativo quello del leghista che si è rivelato un buco nell'acqua: "Purtroppo, ancora una volta, da quasi tutti i gruppi europei - dai Socialisti, passando per Verdi e Renew, fino a The Left - c’è stato un accanimento e un’esplicita richiesta di escludere i miei emendamenti dal testo di compromesso, solo per motivi politici in quanto provenienti da Lega/gruppo ID, senza nemmeno entrare nel merito dei provvedimenti". Da qui l'accusa: "Il cordone sanitario anche quando si parla di disabilità? Assurdo". Rinaldi si dice senza parole e pronto a rivolgersi al presidente del Parlamento Ue, David Sassoli per sapere se condivida questo atteggiamento da lui definito "vergognoso".  "Sarebbe questa l’Europa che parla di diritti, ma che tappa la bocca a rappresentanti democraticamente eletti, su temi così importanti? Continuerò a portare avanti le mie battaglie, ma provo vergogna e disgusto per certi politicanti che, così facendo, hanno dimostrato di non provare alcun interesse verso il bene dei disabili". 

 

 

Altrettanto contrariato sul piano nazionale di ripresa e resilienza italiano approvato di recente dalla Commissione europea. "Nonostante il Recovery italiano sia formulato molto bene - tuona -, non valeva la pena indebitarsi utilizzando questo meccanismo". Altri Paesi europei infatti hanno preferito lavorare a progetti molto più ambiziosi.