Ciaone
Ddl Zan, Mario Draghi gela il Pd: "Lo stato è laico, ma tocca al Parlamento". Pietra tombale sul disegno di legge?
Il grande giorno di Mario Draghi in aula, prima la Camera e poi il Senato, per riferire sul Piano nazionale di ripresa e resilienza dopo il via libera della vigilia all'incontro con Ursula von der Leyen a Cinecittà sul Recovery Fund. Ma i riflettori erano puntati sul ddl Zan dopo l'affondo del Vaticano, dopo la missiva con cui la Santa Sede è scesa in campo chiedendo di fermare la legge.
Dopo i proclama della vigilia, ha colpito, e parecchio, l'assordante silenzio dei democratici. Già, in aula di domande - dirette - al presidente del Consiglio non ne arrivano. Al massimo qualche vago riferimento alla "laicità dello Stato". Ma nessuno che si fosse preso la briga di difendere pubblicamente il controverso disegno di legge sull'omotransfobia, uno dei provvedimenti-bandiera del Pd di Enrico Letta, uno dei provvedimenti più osteggiati dal centrodestra.
Eppure, Draghi, dopo aver taciuto sul tema alla Camera, ha voluto spendersi al Senato. Insomma, ha voluto dire la sua, rispondendo alle evocazioni democratiche relative alla - sacrosanta - laicità dello Stato. E così, ecco che il premier ha affermato: "Mi preme ricordare che il nostro è uno stato laico, è uno stato laico, non è confessionale, quindi il Parlamento ha tutto il diritto di discutere e legiferare". Ma dopo questa premessa, ecco che Draghi rimarca: "Ma ora tocca al Parlamento, la palla passa al Parlamento". Insomma, fatti vostri. Fatti dei partiti.
Dunque, al netto della scontata conferma circa la laicità del nostro ordinamento, da parte di Draghi non è sembrata emergere la volontà di difendere il ddl Zan. Anzi, tutt'altro. Emblematici, infatti, i pochi applausi che si sono levati dai banchi del Pd, dove era calato il gelo. Dunque, il premier ha aggiunto: "Cito una sentenza della Corte Costituzionale: La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, è tutela del pluralismo e della diversità".
E ancora, il premier ha rimarcato: "Il nostro ordinamento contiene tutte garanzie per rispettare gli impegni internazionali tra cui il concordato. Ci sono i controlli preventivi nelle commissioni e poi i controlli successivi della Corte Costituzionale", ha concluso Mario Draghi. E sul ddl Zan pare essere calata una pietra tombale...