A sinistra tremano di paura
Matteo Salvini e Berlusconi, Travaglio e Fatto quotidiano fuori controllo: "Mafia, toghe e condannati"
"Mafia, toghe e condannati". A sinistra Matteo Salvini deve proprio far paura da morire. La federazione di centrodestra scombussola i piani di Pd e M5s, convinti di poter decidere da soli il futuro inquilino del Quirinale. Non sarà così, e al Fatto quotidiano, house organ dei 5 Stelle con rinnovato entusiasmo grazie all'arrivo ufficiale di Giuseppe Conte alla plancia di comando, si adeguano tirando fuori l'artiglieria pesante. Tradotto: fango, fango, fango.
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Intendiamoci: il quotidiano diretto da Marco Travaglio quell'artiglieria non l'ha mai lasciata impolverare per troppo tempo, perché è sempre servito il nemico pubblico da polverizzare. Matteo Renzi ne sa qualcosa, così come Silvio Berlusconi. E proprio il Cav, storica ragion d'essere editoriale del Fatto, è il termine di paragone usato per denigrare e abbattere il leader della Lega. "Salvini si è berlusconizzato", assicura l'articolo a firma di Fabrizio D'Esposito che campeggia a pagina 5. "Il leader leghista parla come Dell'Utri sui pentiti - si legge - e ora vuole la separazione delle carrire dei magistrati". Fumo negli occhi per Travaglio e tutta la redazione del Fatto, fieramente schierata a fianco dello statista Alfonso Bonafede, ex ministro della Giustizia d'ispirazione "davighiana". Toh, non poteva mancare l'asso buono per tutte le stagioni: la separazione delle carriere è "l'obiettivo di Gelli e 'Silvio'".
Pazienza se la battaglia vada avanti da decenni, arruolando fior di giuristi e costitionalisti. "Tra l'uomo del Papeete e il Pregiudicato azzurro - è la sprezzante sintesi di D'Esposito - è di nuovo esploso l'amore sotto forma di federazione o di che cavolo sarà (complimenti per la fine analisi politica, ndr)" e "il risorgente forza-leghismo si fonda sull'antico obiettivo di B. al momento della fatidica discesa in campo: l'impunità e quindi la lotta feroce ai magistrati". Che bello avere delle certezze in questo mondo che cambia a velocità così vorticosa: al Fatto per esempio, il tempo non passa mai. È il 2021, ma sembra il 2011.