Strategia politiche
Massimo Cacciari, la federazione Fi-Lega viatico per la svolta moderata di Matteo Salvini: rischia anche Giorgia Meloni
Massimo Cacciari guarda con disincanto alla ascesa dei sovranisti. "Non vedo dove sia la sorpresa: uno o due partiti poco cambia, parliamo di un'area che oggi è ampiamente maggioranza nel Paese. Ma cosa si aspettavamo dopo quello che abbiamo combinato negli ultimi venti anni, dallo sciagurato governo D'Alema al Partito Democratico mai nato fino al ciclone Renzi". Cacciari commenta così la novità proposta dalla Lega della federazione con Fi, "liquidandola come una scorciatoia verso la premiership", spiega in una intervista al Giornale.
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"Non mi sembra siano queste le operazioni che interessano davvero l'elettorato, sono manovre del ceto politico. L'intento è quello di contrastare l'ascesa di Giorgia Meloni avallando e rafforzando una posizione vagamente più europeista rispetto al passato di Salvini. La prospettiva di Forza Italia è quella di dare sostegno e autorevolezza a una figura come Salvini, facendolo passare per un moderato, una figura che poi si ritroverebbe come leader per il futuro. Forza Italia può aiutare Salvini nel rapporto con il Partito Popolare Europeo, consegnandogli così un passaporto per la candidatura a premier, una carta di garanzia, può dargli l'avallo presso chi conta davvero in Europa. Ma sono cose di partito. Hanno capito che Salvini facendo il sovranista a oltranza non può governare il Paese e allora decidono di resettare un po'", spiega Cacciari.
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Cacciari spiega anche il ruolo della leader di FdI: " La Meloni vive una grande ascesa, se vuole essere il candidato premier è chiaro che deve essere la più votata. Un Salvini purificato per lei rappresenterebbe un problema. Ma il Salvini desalvinizzato mi sembra una allegria utopia". Come leader di centrodestra sèiega che, "c'è una competizione in quel campo, chi prende più voti si prende la premiership. Se la vedranno al loro interno. Non vedo all'orizzonte un Conte o un Draghi, una figura esterna che possa emergere all'interno di quella coalizione. Mi pare che nel centrodestra gli elettorati siano molto comunicanti e si siano sempre sommati senza grandi problemi, tranne quando ci fu una espressione di pubblica inimicizia nel 94 di Umberto Bossi verso Silvio Berlusconi. Oggi le condizioni sono diverse", conclude l'ex sindaco di Venezia.