Contraddizioni sinistre

Sergio Mattarella, indiscrezione di Minzolini: "Per la prima volta il Pd fuori dai giochi" nella corsa al successore

La sinistra ha i giorni contati. Lo dice chiaro e tondo Augusto Minzolini che delinea un declino sempre più imminente. A dare il colpo di grazia a Pd e compagni, spiega il retroscenista sulle colonne del Giornale, sono stati due avvenimenti degli ultimi giorni. Il primo, quello che ha travolto la magistratura. "Sui verbali dell'avvocato Amara è scoppiato il pianeta giustizialista - scrive Minzolini - quello in cui, in una sorta di Entente cordiale, convivevano gli eredi delle toghe rosse e i seguaci del rito propugnato dall'ex mostro sacro (l'iconografia a sinistra è sempre strumentale al risultato), Piercamillo Davigo".

 

 

Uno scandalo che si va ad aggiungere alla polemica iniziata dal rapper Fedez che dal palco del Concertone del Primo maggio, ha ben pensato di attaccare la Lega e la Rai. Il partito di Matteo Salvini reo di essere contro la legge sull'omotransfobia. E la tv di Stato perché - a suo dire - voleva censurarlo. Ecco quanto basta per distruggere la sinistra. Il motivo? "Il terremoto ha raggiunto Raitre, cioè il tempio dell'informazione di sinistra: Enrico Letta e Giuseppe Conte hanno scomunicato i vertici dell'azienda di viale Mazzini, messi alla berlina da Fedez". Fin qui nulla di nuovo. Peccato però - ricorda Minzolini - che la sinistra abbia dimenticato un piccolo dettaglio: "Nelle caselle della nomenklatura di quel pezzo di Rai quei nomi li avevano scritti loro". 

 

 

Per non parlare poi dei sondaggi che danno Pd e M5s fermi, bloccati. Tutti aspetti che fanno presagire solo un triste destino. Anche per la corsa al Quirinale. "La verità - prosegue - è che finito il governo Conte, esaurito il collante del Potere, le prime scosse del terremoto in corso stanno mettendo a dura prova quei mondi". Ma non finisce qui: "E, magari, la corsa per il Colle, dove per la prima volta il Pd non sarà il king maker, farà il resto". Sentimento condiviso anche negli ambienti della politica: "Qui non regge niente - ammette sconsolato il capogruppo di Leu Federico Fornaro -, a novembre ci sarà il redde rationem. Anche perché se Draghi va al Quirinale poi si va diritti alle elezioni che la stragrande maggioranza dei parlamentari non vuole. Dite che potrebbe sostituirlo la Cartabia a Palazzo Chigi se lui va sul Colle? È più facile che succeda il contrario".