Orizzonte-caos
Paola De Micheli, "sarà un Vietnam". Dal cuore del Pd il pizzino a Mario Draghi: i punti su cui il governo può rischiare
Prepariamoci, "sarà un Vietnam". Molti pensavano che l'approvazione del Recovery Plan fosse la strettoia più pericolosa per Mario Draghi, ma il peggio deve venire. Tempi contingentati e nessuno spazio per il dibattito in Parlamento: ogni possibile dubbio o incertezza superati di slancio, manco fosse un Dpcm di Conte. La maggioranza ha mandato giù tutto. fidandosi del premier e forse consapevole che proprio Draghi è l'unico passepartout italiano a Bruxelles.
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Ma c'è chi, anche nel Pd, inizia a fare il conto alla rovescia. Augusto Minzolini, sul Giornale, ha intercettato l'ex ministro delle infrastrutture del Conte 2, Paola De Micheli, un passato a fianco di Bersani, poi di Enrico Letta, ripescata in grande stile da Zingaretti nello scorso governo e poi silurata senza colpo ferire dal nuovo premier. Insomma, suggerisce tra le righe Minzo, una che qualche sassolino dalle scarpe potrebbe averlo, e non è l'unica. "Mentre l'aula sta per licenziare il Recovery Plan, scruta in prospettiva i veri scogli che dovrà superare il bastimento di Draghi - spiega lo scafatissimo retroscenista -. Ne parla con un'aria di malcelato compiacimento, di chi vittima della maggioranza extra large del dragone, ne coglie ora i possibili punti deboli".
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"Il piano non è mai stato un problema - spiega la De Micheli -, ora addirittura ci sono 31 miliardi in più. Il difficile verrà con le riforme. Se Draghi non raggiunge una pre-intesa nella maggioranza, l'esame parlamentare si trasformerà in un Vietnam. Torna la politica e sarà un rompicapomettere insieme seguaci della flat tax, giustizialisti, e via decidendo...". "Come pure - prosegue nel suo ragionamento la scatenatissima ex ministra dei Trasporti, caduta sull'altare del coronavirus e del caos-contagi sui mezzi pubblici - bisognerà vedere quanto saranno stringenti le condizionalità dell'Unione Europea sulle riforme per sborsare i soldi".