Rabbia e priorità
Vaccino, lo sfogo di Paolo Romani contro la magistratura: "La verità? Noi politici non contiamo un ca***"
“La verità è che noi non contiamo un caz**”: lo sfogo arriva dal parlamentare ex forzista Paolo Romani che, insieme ad altri politici, si lamenta del fatto che in Italia la classe politica venga considerata come l’ultima ruota del carro. A provarlo, di recente, è stata la campagna vaccinale. Mentre molte categorie sono riuscite a mettersi in lista per l’immunizzazione, anche prima degli anziani e delle persone più fragili, i parlamentari non sono stati in grado nemmeno di fare una richiesta di questo tipo. Basti pensare ai magistrati in Toscana, già quasi tutti vaccinati. “Loro hanno più forza contrattuale perché hanno il potere della minaccia”, ha detto Maurizio Gasparri. Gli ha fatto eco Renato Brunetta: “Loro si vaccinano e io, che ne avrei diritto perché nel Lazio è il turno dei 70enni come me, evito di richiedere il vaccino per risparmiarmi polemiche”.
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Come raccontato da Augusto Minzolini nel retroscena sul Giornale, i politici sembrano essersi accorti solo ora che “nella gerarchia dei Poteri non contano un tubo”. “Sicuramente noi politici non contiamo nulla – ha commentato il leghista Massimiliano Romeo -. Dal privilegio di cui gode la magistratura in un momento così difficile, si capisce chi ha comandato e chi comanda da noi. Una gerarchia che fa paura”.
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Ben 40 senatori, tra l’altro, chiesero tempo fa di essere vaccinati in via prioritaria. Ma proprio per questo furono linciati dai mezzi di informazione. Il dubbio che emerge da tutta questa vicenda, come scrive Minzolini, è uno solo: “Un Potere come quello politico che non ha la forza di far valere i propri diritti, di difendere la propria funzione, di sentirsi legittimato, come potrà mai avere il coraggio di riformare un Paese dove altre caste, altre corporazioni la fanno da padrone?”.
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