Polveriera
Pd, faida tra Dario Franceschini e Andrea Orlando: retroscena, le dimissioni di Zingaretti scatenano la battaglia
Da una parte si aspetta un ripensamento che non arriva, dall'altra si pensa al dopo-Zingaretti. Con l'addio di Nicola Zingaretti alla segreteria, il Partito democratico è in preda a continue faide. Il ministro del Lavoro, nonché vicesegretario vicario, Andrea Orlando punta su Roberta Pinotti come reggente che porti il partito al congresso entro il 2021. Il tutto lasciando nelle mani dell'altro big, Dario Franceschini, la nomina del vice. D'altronde sono loro a controllare le componenti che hanno la maggioranza (insieme a Zingaretti) nell'assemblea nazionale che si riunirà nel prossimo fine settimana. Ma il nome in grado di far convergere tutte le anime non c'è. Ad aggiungersi alla fazione Orlando e quella Franceschini - ricorda Il Giornale - c'è Base Riformista, il gruppo più agguerrito contro il governatore del Lazio. Base riformista non ha alcuna intenzione di deporre le armi. Anzi, avanza addirittura nomi. In pole position una donna, Debora Serracchiani.
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A conti fatti dunque il Pd non trova una quadra. Nel caso i dem non riescano a trovare un'intesa arriverebbe in soccorso lo Statuto. Quest'ultimo concede 30 giorni dalla formalizzazione delle dimissioni per convocare l'Assemblea, che quindi potrebbe anche slittare fino ai primi di aprile. Ma c'è un dubbio: chi fino a quei giorni assumerebbe la guida del partito? Il vice? E dunque Orlando, sui cui si aperto lo scontro nei giorni scorsi. Oppure Zingaretti continuerebbe a guidare il Pd da segretario dimissionario? Ennesimo bivio sul quale il Pd si ritroverà diviso.
È stata proprio questa la ragione che ha spinto Zingaretti a lasciare tutto: "Nel partito si parla solo di poltrone, mi vergogno", aveva detto scuotendo i dem. Ma i malumori sono stati alimentati anche dal silenzio di Zingaretti che delle dimissioni non aveva avvisato nessuno: "Non ci si dimette su Facebook - aveva tuonato il ministro della Cultura -, ma si comunica la decisione ad un organismo del partito come il comitato politico". Troppo tardi.