Clamoroso
Beppe Grillo e Davide Casaleggio, retroscena: la lite sul quesito posto su Rousseau, ecco la versione originaria
Un Movimento 5 Stelle in frantumi. Davide Casaleggio e Beppe Grillo, ai ferri corti da tempo, "esplodono" sui quesiti di Rousseau. È successo anche per il via libera a Mario Draghi. Il fondatore del M5s ha trovato la domanda da porre ai grillini troppo tendenziosa. Un tranello per dire "no" a quell'esecutivo guidato dall'ex governatore della Banca centrale europea. E così Grillo ha fermato tutto rinviando il voto alla giornata dell'11 febbraio. Ben due giorni dopo la data ipotizzata. Strano, perché stando alle parole del figlio di Gianroberto Casaleggio la decisione era già presa. "Beppe ha visto tutto, possiamo andare", aveva detto Casaleggio martedì mandando su tutte le furie il comico.
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Repubblica parla infatti di una lite tra i due. Sfociata nel rinvio del quesito. Lo stesso Luigi Di Maio di fronte alla domanda "volete voi che il Movimento possa allearsi anche con i partiti tradizionali?" ha preso atto che le strade si sono separate. Non è da meno Vito Crimi che ha definito un "likeificio" senza senso l'idea di Casaleggio di mettere i "mi fido" con i pollici alzati sotto i volti di eletti e iscritti, mentre il manager bollava gli Stati generali come una farsa in cui tutto era stato deciso. Insomma, il quesito (tendenzioso) originario a favore del "no", dopo lo scontro, è stato riscritto. In maniera ancor più tendenziosa, infatti ora recita: “Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”. Ogni commento è superfluo.
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Un clima di sfiducia reciproca che lascia il Paese (Draghi compreso) appeso. Il premier incaricato è stato costretto a rimandare l'incontro al Colle con Sergio Mattarella per sciogliere la riserva. Tutti attendono l'esito della piattaforma Rousseau, il cui risultato pare però scontato. Non a caso Grillo ha esultato alla decisione da parte di Draghi di accontentare i pentastellati con un ministero per la transizione ecologica. Così come non può passare inosservato l'endorsement di Conte a Draghi presidente del Consiglio. O quello di Roberto Fico: "Voterò Sì - ha detto su Facebook -. Il Movimento in queste ore consulterà i propri iscritti per decidere se partecipare a un governo che metta al centro il superamento delle emergenze attuali, il Recovery Plan e la transizione ecologica, guidato da Draghi. Il momento delicato che il Paese sta vivendo ci impone una riflessione seria e un'assunzione di responsabilità".