nulla più escluso
Sergio Mattarella, retroscena sul piano B: voto il 10 ottobre se Mario Draghi non accontenta tutti i partiti
Si è chiuso definitivamente il capitolo "Conte bis". Le consultazioni - come ammesso da Roberto Fico - hanno dato esito negativo. E l'incombenza di formare un nuovo governo in grado di traghettare fuori dall'emergenza è passata a Sergio Mattarella. È lui, capo dello Stato, ad aver affidato al presidente della Camera il mandato esplorativo. Così come è lui ora a dover trovare un premier in grado di formare quello che ha definito un governo di "alto profilo". In buona sostanza un governo di unità nazionale. Per farlo il presidente non poteva che pensare a lui: Mario Draghi. L'ex numero uno della Banca centrale europea, nei giorni più concitati della politica, è stato invocato da tutti. Destra e sinistra. Chi più chi meno. Tra i più indubbiamente Silvio Berlusconi. Forza Italia con Mara Carfagna in testa è da tempo convinta della necessità di trovare una soluzione in grado di riunire le forze per il bene dei cittadini.
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Draghi premier è stato citato anche dalla Lega con Giancarlo Giorgetti in prima fila. Stessa cosa per alcuni piddini. Eppure anche quella dell'economista è una candidatura che divide. E lo fa internamente. Basta pensare al centrodestra con il Carroccio e gli azzurri tentati dal dire sì e Giorgia Meloni contraria, favorevole solo al voto. Oppure al Movimento 5 Stelle con Alessandro Di Battista e la fronda dei ribelli intenzionati a fare le barricate (e non è un caso che proprio in concomitanza con la fine del governo giallorosso Emilio Carrelli abbia lasciato i grillini). Anche lo stesso Pd è deluso da quanto accaduto. Lo sfogo più comune vede i dem amareggiati per aver ripetuto "Conte premier" e poi vedersi soffiare via la possibilità di contare all'interno di un esecutivo da niente di meno che una forza politica che vanta il 3 per cento. Per di più del rottamatore per eccellenza: Matteo Renzi.
E così in questo magma di idee, sospetti e dubbi, Mattarella pensa al piano B. Quello auspicato dalla leader di Fratelli d'Italia. Ossia il voto. Non a caso nelle telefonate informali, che l'inquilino del Colle ha avuto nelle ultime 24 ore, il riferimento alle sue prerogative istituzionali è stato sistematico. La Costituzione - riporta Repubblica stabilisce che non si possono sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del mandato presidenziale, ossia durante il cosiddetto semestre bianco. Bene, quei sei mesi iniziano il prossimo 3 agosto. Fino ad allora il capo dello Stato potrà decidere di interrompere la legislatura. Il piano B è questo: se Draghi non dovesse rispecchiare le intenzioni di tutte le forze politiche, allora Mattarella potrà sciogliere il Parlamento entro il 3 agosto e quindi aprire i seggi per il prossimo 10 ottobre.