Divisi su Palazzo Chigi
Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il sospetto: "Questo lo fa davvero". La "nota ambigua" di Berlusconi: lo scenario spacca-centrodestra
Con l'apertura della crisi nella maggioranza, un po' di scompiglio è arrivato anche nel centrodestra. Matteo Salvini e Giorgia Meloni, infatti, sono per il ritorno alle urne. Ma, allo stesso tempo, sospettano ci sia qualcuno all'interno della coalizione più favorevole a un "governo Ursula", a un governo di unità nazionale. Ecco perché dopo la notizia delle dimissioni di Giuseppe Conte i due leader hanno convocato un vertice, una sorta di chiamata unitaria alle “armi”. Come riporta Repubblica, i segretari di Lega e Fratelli d'Italia vogliono innanzitutto mettere in riga Giovanni Toti e i centristi dell'Udc: "Se entrerete in un Conte ter, sarete fuori dal centrodestra ovunque".
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Meloni e Salvini, infatti, non hanno per niente gradito le uscite di Paolo Romani di Cambiamo e di Paola Binetti dell'Udc, entrambi aperti alla possibilità di un governo di “salvezza”. Il chiarimento definitivo però lo si pretende soprattutto da Silvio Berlusconi. Anche lui, infatti, parteciperà - da remoto - al vertice del centrodestra. In particolare, è stata considerata ambigua la nota del Cavaliere diffusa quando non erano ancora certe le dimissioni di Conte: "La strada maestra è una sola: rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza del capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi attraverso un governo che rappresenti l’unità sostanziale del Paese in un momento di emergenza, oppure restituire la parola agli italiani".
L’esigenza del leader di Forza Italia, a quanto pare, sarebbe quella di bloccare le fughe di senatori e deputati forzisti, lasciando aperta la porta al governo di “salvezza” nazionale. Ma la giustificazione non convince gli alleati più grossi. Per Matteo Salvini, così come per la Meloni, l'unica soluzione sono le elezioni. Con una sola alternativa: un governo di scopo (tutti dentro) per andare al voto subito dopo aver chiuso il Recovery plan, il piano vaccinale e il picco della crisi sanitaria. A patto che sia già sancito il ritorno alle urne il 13 giugno. Tuttavia non è detto che il piano riesca.
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