Terremoto politico
Matteo Renzi durissimo al Senato contro Giuseppe Conte: "Vuoi le poltrone? Ecco le nostre", verso la crisi di governo
“È arrivato il momento di dirsi le cose in faccia, guardandosi negli occhi. Non scambieremo il nostro sì alla governance in cambio di ‘aggiungi un posto a tavola’”. Matteo Renzi ha lasciato partire un attacco politico durissimo proprio davanti a Giuseppe Conte, presente in Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 ottobre e nel giorno del voto sulla riforma del Mes. Il leader di Italia Viva, dopo aver minacciato la crisi nei giorni scorsi, ha criticato il metodo del premier, che ha bypassato costantemente il Parlamento e vuole privarlo anche della discussione anche sul Recovery Fund, che sarà decisiva per il futuro del paese: al posto di deputati e senatori Conte vuole metterci 300 consulenti, ma Renzi non ci sta. “Su questo punto siamo stati molto chiari - ha ribadito - ci potete dare pure 10 sottosegretari, ve li lasciamo indietro. Se ha bisogno di poltrone ci sono le nostre a disposizione. Qui è in ballo la serietà del paese e delle istituzioni, il governo non può essere sostituito da una task force e il parlamento da una diretta Facebook. Di fronte a 200 miliardi non possiamo rinunciare a essere parlamentari”.
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Poi Renzi è passato alla parte più dura, quella in cui ha messo politicamente spalle al muro il premier Conte: “Qualcuno pensa che si può fare tutto per Dpcm, ma io ho letto le carte del Recovery Plan. Chi ha deciso che mettiamo 9 miliardi sulla sanità anziché 36, come quelli del Mes? Sul turismo solo 3 miliardi? La Germania della Merkel ne mette 35… ma chi l’ha deciso. Per non parlare della scuola. Io glielo dico con molta chiarezza - ha dichiarato rivolgendosi a Conte - noi siamo pronti a discutere su tutto, ma non siamo disponibili a usare la legge di bilancio come veicolo nel quale si introduce tutto. Se c’è un provvedimento sulla governance o sulla fondazione dei servizi segreti, noi votiamo contro e lo diciamo con molta lealtà. Invitiamo tutti a fermarsi finché siete in tempo”.
Tanti gli applausi arrivati dai colleghi, anche di opposizione, che sono stati stimolati dal discorso di Renzi: pure dai banchi di Fratelli d'Italia sono arrivati cenni di approvazione. Tra l’altro curiosamente il leader di Iv si è anche tolto un sassolino dalla scarpa in merito alla sua esperienza da premier: “Nel 2015 quando un peschereccio è stato bloccato in Libia, ho risolto in sei ore. Domani invece sono 111 giorni che i pescatori sono prigionieri lì”. Al Senato, insomma, è andata in scena la demolizione del premier.