Lobby e misteri
Dino Giarrusso verso l'espulsione dal M5s: "Ha preso finanziamenti dalle lobby, soldi dall'azienda dei vaccini di Pomezia"
A un passo dall'espulsione dal M5s, Dino Giarrusso. E con l'accusa più infamante, per la logica grillina: quella di aver preso soldi da una lobby. Durante la campagna elettorale 2018 (che non lo ha visto eletto), l'ex Iena oggi europarlamentare pentastellato ha ricevuto un contributo di 4.800 euro da Ezia Ferrucci, socia della Bdl lobbying srl e un altro di importo simile da Carmela Vitter, moglie di Piero Di Lorenzo, salito alla ribalta negli ultimi mesi in quanto titolare, amministratore delegato e presidente della Irbm di Pomezia (Roma), la famosa azienda bio-chimica che sta lavorando alla produzione di un vaccino contro il coronavirus insieme a Oxford university e AstraZeneca.
Dopo il polverone sollevato da Report, per Giarrusso è arrivata l'ora della gogna. Il limite di 3.000 euro per i finanziamenti, auto-imposto dai 5 Stelle, "è un vademecum interno, legato solo alle Europee, che onestamente mi era sfuggito", si difende Giarrusso sul Corriere della Sera. "È lunare che mi si accusi di slealtà quando ci sono state da parte di altri evidentissime violazioni mai sanzionate ed io mi sono sempre attenuto alle regole". Nessun passo indietro, dunque, nemmeno di fronte alle accuse di essere al soldo delle lobby, per dirla con il vocabolario pentastellato. "Si tratta di una notizia vecchia e già pubblicata. Temo che ci sia dietro l'incessante opera di chi ha creato correnti, ha infranto mille volte le regole e anziché lavorare o attaccare i nostri avversari, continua ad aizzare guerre interne". Tra gli argomenti degli accusatori, un vecchio tweet di marzo in cui lodava proprio l'azienda di Pomezia. E il collega a Strasburgo Ignazio Corrao, duro e puro, invoca "espulsione subito", per non gettare ombre sull'intero Movimento e far perdere di credibilità alle cose che abbiamo ripetuto sui palchi per dieci anni". Il dossier Giarrusso è finito ora nelle mani dei Probiviri grillini.