poltronissima
Girogia Meloni, sondaggi alla mano: "Quello che non confessa". Il vero sogno della leader svelato da Pietro Senaldi
«Era inevitabile» è il laconico commento del sondaggista Fabrizio Masia alla rilevazione fatta dal suo istituto demoscopico, Emg Aqua, per Agorà-Rai, che ieri dava, per la prima volta nella storia, Giorgia Meloni come la politica più amata dagli italiani. La leader di Fratelli d'Italia è salita a un consenso del 39%, superando Conte, sceso al 38 e staccando di 4 punti Salvini (34) e di sei Zaia (32). Ovviamente il consenso non si traduce automaticamente in voti, altrimenti Forza Italia di Berlusconi e Azione di Calenda avrebbero il 21% e Italia Viva di Renzi il 14, però a destra c'è di che festeggiare, anche perché Fdi è il solo partito da un anno in costante crescita, al punto da aver sorpassato M5S, attestandosi poco sotto il 17%, terza forza demoscopica del Paese. «Il soprasso ai danni del premier si spiega con il fatto che gli italiani sono stanchi, preoccupati e anche un po' depressi per le nuove chiusure e si aspettano risposte dal governo più che dalle Regioni; se quindi la situazione peggiora, è inevitabile che Conte sia il primo a pagarne lo scotto in termini di popolarità» è l'analisi di Masia.
«Giorgia traina il partito perché è percepita come pratica, affidabile e coerente e la sua crescita appare al momento inarrestabile, salvo errori politici marchiani o fattori esterni che in Italia possono sempre accadere», chiosa il sondaggista. I motivi per i quali la Meloni è riuscita in pochi anni ad arrivare così in alto sono un cocktail tra capacità personali, intuito politico e favorevoli contingenze. Fratelli d'Italia è l'unica forza a non aver mai governato, quindi è immacolata rispetto alle responsabilità dello sfascio nazionale. Il partito ha saputo inserirsi e allargare il proprio spazio, nel quadro del centrodestra, tra il declino di Forza Italia e l'ambiguità economica della Lega, punto di riferimento degli imprenditori, dei professionisti e dei lavoratori autonomi, ma che, per necessità di coabitazione con M5S, è stato costretto a votare sia il decreto dignità che il reddito di cittadinanza. Benché Giorgia sia il motore trainante, ha avuto l'abilità e la delicatezza di non trasformare mediaticamente Fdi in un'organizzazione totalmente leaderistica, come invece sono da sempre gli azzurri e anche i leghisti. Hanno fatto poi premio la schiettezza e la spontaneità della leader percepibili al primo impatto e mai smentiti dai comportamenti, oltre alla sua capacità di fare un'opposizione dura ma mai gratuitamente aggressiva e di utilizzare come campo di gioco anche il Parlamento, preservando un minimo di dignità e significato a un'istituzione che il governo tenta di ignorare in ogni modo.
CHE FARE DEL CONSENSO?
Quello che tutti si chiedono è cosa se ne farà la leader di Fdi ora di questo consenso, visto che alle elezioni mancano due anni e mezzo. Qualche tempo fa, molti dei suoi consiglieri le suggerivano di approfittare dell'emergenza Covid per sostenere un governo di salute pubblica, che le consentisse di occupare la scena da protagonista. Quella che era un tempo l'idea di Giorgetti e per la quale Berlusconi attualmente strepita. Giorgia ci ha pensato, ma deve aver concluso che non valeva la pena perdere la verginità di governo per giocarsela con un drappello parlamentare del 6%, molto al di sotto dell'attuale forza di Fdi. Al momento i risultati le stanno dando ragione. C'è però il rischio che la Meloni resti prigioniera di un paradosso politico. Sale nel gradimento per la propria coerenza e forza critica verso il governo, ma questo le impedisce di ribaltare il tavolo e la condanna al ruolo di perfetta leader dell'opposizione. La scommessa della fondatrice di Fdi è di non dover recitare in eterno questa parte. La presidenza dei conservatori europei, ottenuta poche settimane fa anche grazie alle abilità diplomatiche del suo europarlamentare Carlo Fidanza e del suo staff «internazionale» sono un primo passo verso il sogno che Giorgia coltiva senza confessare: giocare da numero uno la prossima partita.