la replica
Dpcm, Fontana e Musumeci all'attacco di Conte: "Schiaffo in faccia a lombardi e siciliani", cosa non torna nei numeri
A pochi minuti dalla conferenza stampa di Giuseppe Conte sul nuovo Dpcm arrivano le prime critiche. Attilio Fontana, dopo aver visto la Lombardia etichettata come zona rossa in base ai numeri del coronavirus di dieci giorni fa, rompe gli indugi: "Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all’ora di cena, che la nostra regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile - ha commentato il presidente della Regione -. A rendere ancor più incomprensibile questa decisione del governo sono i dati attraverso i quali viene adottata: informazioni vecchie di dieci giorni che non tengono conto dell’attuale situazione epidemiologica". Il leghista, come più volte ribadito anche dall'opposizione, accusa il governo di non aver mai ascoltato le regioni e non solo: "Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita".
A fargli eco anche Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia. "La scelta del governo nazionale di relegare la Sicilia a zona arancione appare assurda e irragionevole - ha esordito su tutte le furie -. L’ho detto e ripetuto stasera al ministro della Salute Speranza, che ha voluto adottare la grave decisione senza alcuna preventiva intesa con la Regione e al di fuori di ogni legittima spiegazione scientifica".
Per Musumeci qualcosa non torna: "Un dato per tutti oggi la Campania ha avuto oltre quattromila nuovi positivi; la Sicilia poco più di mille. La Campania ha quasi 55 mila positivi, la Sicilia 18 mila. Vogliamo parlare del Lazio? Ricovera oggi 2.317 positivi a fronte dei 1.100 siciliani, con 217 in terapia intensiva a fronte dei nostri 148. Eppure, Campania e Lazio sono assegnate a ’zona gialla. Perché questa spasmodica voglia di colpire anzitempo centinaia di migliaia di imprese siciliane? Al governo Conte chiediamo di modificare il provvedimento, perché ingiusto e ingiustificato. Le furbizie non pagano".