Quasi lockdown
Stefano Bonaccini, retroscena Dpcm: "Certe misure non riusciremo a farle accettare". Vertice con Conte infuocato
"Certe misure non riusciremo a farle accettare". Stefano Bonaccini, nella riunione con il premier Giuseppe Conte, ha avvertito il governo: a differenza di quanto accaduto a marzo, questa volta l'Italia è più arrabbiata e delusa che spaventata. E dunque il nuovo Dpcm d'emergenza che Palazzo Chigi intende firmare oggi, nonostante le critiche di governatori e Cts, potrebbe provocare un moto popolare pericolosissimo.
Leggi anche: Dpcm, Giorgia Meloni e la "vanità mista a incompetenza" di Conte: "Attività sacrificabili? Cinismo intollerabile"
Gli antipasti violenti di Napoli e Roma, pur con tutti i distinguo e i dubbi su chi li abbia strumentalizzati (o direttamente organizzati) devono essere un monito, perché come riconosciuto anche da Roberto Saviano qua non c'è in ballo solo la camorra, la disperazione della gente "senza soldi". E il governatore dell'Emilia Romagna, rappresentante dei colleghi, tra le righe l'ha fatto notare a Conte: "Serve un impianto di norme congrue e coerenti, altrimenti certe misure non riusciremo a farle accettare. E comunque vanno prestabiliti ristori adeguati". I governatori dicono no alle chiusure alle 18 di bar e ristoranti, alle chiusure degli esercizi nel weekend, alla didattica a distanza nelle scuole (il governo la vuole al 75%, i governatori totale). Una distanza che è minore di quella che si registra tra chi governa e chi vota e paga le tasse.