Strategie
M5s verso la scissione, il retroscena: in 30 al Gruppo Misto, nasce il "partito di Conte" benedetto dal Pd. Obiettivo, sì al Mes
Grandi manovre in casa del M5s: le tensioni si acuiscono e il rischio di spaccarsi non soltanto verbalmente è sempre più probabile. Più che una scissione potrebbe essere un divorzio consensuale. Prima del voto del 20 e 21 settembre circolava anche un numero choc: 100 tra deputati e senatori con la valigia in mano. La sforbiciata agli eletti, con l'approvazione del referendum, rappresenta un'arma a doppio taglio, che potrebbe spingere fuori dalla porta tanti peones, scrive il Giornale, stanchi di tagliarsi lo stipendio e di versare l'obolo a Rousseau. "Molti non hanno speranze di essere rieletti, tanto vale tenersi i soldi e appoggiare Conte dal Misto o con gruppi autonomi", spiega un parlamentare grillino.
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Giancarlo Cancelleri, viceministro dei Trasporti, in un'intervista a Repubblica ha spiegato bene il possibile scenario futuro: "In prospettiva vedo un'alleanza a tre: M5s, Pd e partito di Giuseppe Conte". Con il partito del premier formato da un gruppo di pentastellati scontenti, almeno una trentina di parlamentari pronti a uscire dal M5s. A rendere praticabile l'ipotesi della fuga c'è anche la resa dei conti sul Mes. Una questione che, in ogni caso, spaccherebbe il M5s. E parte di questi parlamentari potrebbe planare dritto dritto al Gruppo Misto per dire sì al Mes e, di fatto, sostenere Giuseppe Conte e il Pd (più che il M5s). Sta nascendo il partito del premier?