Eminenza grigia
Giancarlo Giorgetti, il retroscena sulla svolta della Lega: "Mai più un errore come Lukashenko, non ci farebbero arrivare a governare"
"Mai più errori così". Giancarlo Giorgetti fa autocritica e delinea la strada da seguire per la "nuova" Lega. Il giorno dopo l'annuncio di Matteo Salvini riguardo a una "segreteria" a cui delegare il controllo e l'organizzazione del partito, il suo numero 2 è al centro di un retroscena pesante del Corriere della Sera. L'obiettivo di Giorgetti, si legge, è "costruire un solido sistema di relazioni con le maggiori cancellerie internazionali e un rapporto più stretto e non conflittuale con l'establishment europeo", obiettivo che deve essere comune anche a Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia. Una coalizione che non ragionasse in questi termini "non riuscirebbe a governare. Anzi, non arriverebbe a governare".
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A Salvini, spiega il Corsera, Giorgetti avrebbe fatto di esempio proprio l'errore a cui si accennava: "In Europa, non aver votato la mozione contro il dittatore Lukashenko è stato un errore strategico". Giorgetti è il responsabile Esteri della Lega e dunque ha informazioni di primissima mano al riguardo. "Non posso continuare ad andare in giro se ci comportiamo così, perché non ci rendiamo credibili" agli occhi di considera la Lega solo un "partito populista amico di Putin". Lo schema di Giorgetti prevederebbe anche una Lega in grado di sostituirsi gradualmente a Silvio Berlusconi come garante della coalizione presso il Ppe e a Bruxelles. Tra i dirigenti leghisti, scrive ancora il Corsera, in queste ore è tornato d'attualità un pensiero del numero 2 di via Bellerio: "Se vorremo in futuro governare, Matteo dovrà incontrare Draghi e poi chiedere l'iscrizione al Ppe". Un cambio di prospettiva copernicano, degno di tempi difficili e avveturosi.