Alla vigilia delle regionali

Ferruccio Sansa, bomba Balbontin: la renziana Paita "bagascia", rissa tra Pd, M5s e Italia Viva in Liguria

Il suo problema è la mancata coerenza col titolo di un suo vecchio libro, "Se ci fossimo parlati". Se Ferruccio Sansa, candidato di Pd e 5 Stelle alla Regione Liguria, e i responsabili della sua campagna elettorale si fossero parlati, avrebbero evitato lo scivolone di una maglietta apparentemente omofoba. E se Sansa e il comico che lo sostiene, Enrique Balbontin, si fossero parlati, forse quest' ultimo non avrebbe fatto su Facebook un'esternazione ambigua, che tanti hanno considerato un epiteto offensivo rivolto alla Paita, esponente di Italia Viva. Sansa evidentemente è convinto di essere ancora nella redazione de Il Fatto quotidiano, di cui era firma, e di avere la libertà di esternare qualsiasi cosa, perfino scempiaggini, impunemente. Ma in politica le cose funzionano diversamente. Se n'è accorto lui stesso alcuni giorni fa, quando ha girato un video, postato su Facebook, indossando la maglietta con la scritta «Son tutti finocchi col culo degli altri». La frase era stata resa celebre in passato da Balbontin durante i suoi spettacoli. Ma da molti è stata interpretata come un attacco alla comunità Lgbt, un messaggio omofobo, ancor più grave perché perpetrato dall'esponente di un'area che dovrebbe avere a cuore i diritti degli omosessuali. Italia Viva, partito che propone un proprio candidato fuori dalla coalizione giallorossa, ha subito attaccato Sansa, definendo la sua gaffe «un motto volgare e sessista». In verità, è facile pensare che Sansa non ce l'avesse coi gay (a che pro poi? Perderebbe solo voti). Ma è altrettanto doveroso riconoscere che ha commesso una sciocchezza da dilettante, cui ha cercato di rimediare in modo goffo. «Mi impegno da subito a lavorare per favorire il contrasto alle forme di violenza omolesbotransfobica», ha dichiarato poi. Non faceva in tempo tuttavia a placare le acque che subito si apriva un nuovo fronte, stavolta con l'accusa di avallare dei sessisti. Due giorni fa il suo fido Balbontin postava su Facebook un video annunciando uno spettacolo comico. Tra i commenti, quello di un amico o fan che gli chiedeva «La avviso io la Lella?». Al che Balbontin replicava: «A bagasce siamo coperti grazie».

 

 

 

La "Lella" - Apriti cielo. A sentirsi tirata in ballo era Raffaella Paita, detta Lella, ex candidata del centrosinistra alla Regione Liguria e ora deputata di Italia Viva. «Oggi Balbontin», scriveva l'esponente di Iv, «si è permesso di offendermi in un post, "a bagasce stiamo coperti", riferendosi a me. Cosa ne pensa il candidato Pd-M5S Sansa di questo suo sostenitore? Sporgerò querela nei confronti di Balbontin». A sostegno della deputata renziana intervenivano due ministri donne di Iv: la titolare dell'Agricoltura Bellanova che esprimeva «solidarietà» alla Paita definendo «gli attacchi sessisti» da lei subiti delle «volgarità inaudite»; e la titolare della Famiglia Bonetti secondo cui il «vergognoso attacco» è un tentativo di «escludere le donne dalla politica, offendendone la dignità». LA REPLICA Balbontin però replicava, ricordando che «la Lella è un personaggio dei miei sketches», che la frase non era riferita all'esponente di Iv e che «denuncerò la Paita per diffamazione e calunnia». In effetti, leggendo alcune pagine di un suo libro del 2004, si scopre che la Lella è una creatura di fantasia a cui il comico attribuisce appetiti sessuali voraci: «La Lella è talmente bagascia che in salotto c'ha un marciapiede», «La Lella sta finendo di fare il giro dei belini» ("peni" in genovese), c'è scritto in un paio di passaggi. Non stiamo nella testa di Balbontin e non sappiamo se, parlando della Lella, alludesse implicitamente alla Paita oppure si riferisse unicamente al suo personaggio. Pur provando a credere alla sua buona fede, non si può non notare la sua enorme ingenuità: in campagna elettorale e dopo un endorsement a favore di un candidato, ogni parola e ogni riferimento pur casuale a delle persone vanno ponderati, anzi centellinati. Ma probabilmente la più grossa fesseria l'hanno commessa sia Sansa che Balbontin nello scendere in campo. Avrebbe fatto meglio a continuare a svolgere i rispettivi mestieri, giornalista e comico, in cui riuscivano benino. Onde evitare figure da belìn.