Orologio perfetto
Matteo Salvini, l'inchiesta sul prestanome "porta in Russia". A poche settimane dalle elezioni... Repubblica, riparte il fango?
A poche settimane dalle elezioni regionali torna la macchina del fango nei confronti di Matteo Salvini e della Lega. Luca Sostegni, l'uomo fermato tre giorni fa nell'ambito dell'inchiesta della procura di Milano sul capannone di Cormano, nel Milanese, acquistato dalla Lombardia Film Commission, fondazione no-profit di cui sono soci Regione Lombardia e Comune di Milano, è stato bloccato dalla Guardia di finanza milanese poco dopo aver ricevuto, secondo l'accusa, la prima tranche da 5mila euro della somma totale che gli era stata promessa in cambio del suo silenzio sulla compravendita dell'immobile considerata "gonfiata" dagli inquirenti. E Repubblica riassume il teorema perfetto: "La Lega e i soldi spariti, la strada dell'inchiesta conduce fino in Russia". Meglio di così, nel centrosinistra, non potrebbero sperare.
Sostegni è il liquidatore della Paloschi, società che ha venduto il capannone in questione all'immobiliare Andromeda prima che questa lo rivendesse alla Lombardia Film Commission alzandone il prezzo da 400mila a 800mila euro. L'ipotesi su cui stanno lavorando gli inquirenti milanesi, coordinati dall'aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi, è che il valore dell'immobile sia stato "gonfiato" appositamente.
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Ora si sta cercando di ricostruire chi abbia beneficiato dei soldi di quella compravendita. Tra questi potrebbe esserci Sostegni, per il quale per questo motivo si ipotizza il reato di peculato, oltre a quello di estorsione, per aver chiesto denaro alle altre persone coinvolte in cambio del suo silenzio sulla vicenda, che stava iniziando a trapelare sulla stampa. Sostegni aveva ricevuto 20mila euro dall'operazione, a suo dire troppo pochi rispetto ai profitti di cui avevano beneficiato le altre persone coinvolte e rispetto alla promessa iniziale di 50mila euro. Per questo, e per le difficoltà economiche in cui versava, lo scorso 29 febbraio ha deciso di rientrare in Italia dal Brasile, dove vive, per riscuotere i 30mila euro mancanti. Inizialmente, come si legge nel decreto di fermo, Sostegni ha cercato di vendere la notizia della compravendita "gonfiata" ad alcuni giornalisti, i quali hanno rifiutato; a quel punto ha iniziato a fare pressione, fino a minacciare, i tre commercialisti coinvolti nella vicenda: Alberto Di Rubba, ex presidente della Lombardia Film Commission, Andrea Manzoni, ex revisore dei conti della Lega in Parlamento insieme a Di Rubba, e Michele Scillieri, nel cui studio a Milano è stata registrata e domiciliata la Lega per Salvini premier.
Sostegni è riuscito infatti a farsi consegnare i primi 5mila euro, facendosi poi promettere altri versamenti regolari da mille euro ciascuno. Riscossa la prima tranche, Sostegni si sarebbe dovuto imbarcare su un volo per San Paolo, in Brasile, in partenza di Francoforte, in Germania, pianificando gli spostamenti in modo da evitare controlli alla dogana, motivo per cui ne è stato deciso il fermo. Salvini ha detto di essere "tranquillo" e di non dare "giudizi sulle inchieste". E a chi gli ha chiesto se teme un impatto sulle elezioni dei problemi giudiziari risponde: "No, inchiesta più inchiesta meno non so più quante ne ho sui soldi in Russia, sui soldi in Svizzera, sui soldi in Liechtenstein. Non ci sono, quindi...".