All'angolo
M5s, il deputato venezuelano: "Il regime pagò", pesantissime conferme su soldi e valigette
Nel 2015 Mariela Magallanes e Américo De Grazia furono i due deputati eletti di La Causa Radical: un partito di sinistra venezuelano fondato da ex-guerriglieri e sindacalisti, che all'inizio aveva mostrato molto interesse per la proposta di riforma di Hugo Chávez, partecipando anche alla sua coalizione e al suo governo. Ma presto ruppe con lui, ed è entrato stabilmente nel fronte dell'opposizione.
L'anno scorso Mariela Magallanes e De Grazia si rifugiarono entrambi nell'ambasciata italiana a Caracas, per scampare a una minaccia di arresto. Da notare che i Cinque Stelle chiesero di riconsegnare entrambi alle autorità venezuelane, benchè Mariela Magallanes come donna fosse sotto minaccia di stupro in carcere, e De Grazia fosse il presidente della Commissoone che stava indagando proprio sull'eventialità che il regime stesse finanziando gli stessi Cinque Stelle. Entrambi furono portati in Italia da Pier Ferdinando Casini, e Mariela Magallanes è oggi rappresentante dell'Assemblea Nazionale in Italia. «Ovvianente noi non emettiamo sentenze e ci aspettiamo che siano le autorità competenti a stabilire la verità», dice a proposito dei fondi di Caracas ai grillini. «Però questa notizia è arrivata subito dopo quell'altra dell'arresto a Capo Verde di Alex Saab».
È un faccendiere colombiano grande prestanome di Maduro nelle operazioni per evadere embarghi e sanzioni e che era collegato all'Italia tramite sua moglie Camilla Fabri: una commessa romana con uno stipendio di 1800 euro al mese aveva intestato a suo nome un appartamento di 5 milioni di euro a via Condotti, si è resa uccel di bosco dopo essere stata accusata per frode fiscale ed è oggi indagata per un giro di riciclaggio internazionale. «Sappiamo che Saab è un personaggio centrale in questo intreccio attraverso il quale il regime di Maduro continua a evadere le sanzioni internazionali e nel contempo a far uscire dal Venezuela le sue ricchezze, utilizzando le risorse venezuelane per continuare a vendere e consegnare il Paese nel mentre il suo popolo è alla fame. Il finanziamento ai Cinque Stelle è per ora presunto, ma purtroppo sappiamo che ci sono precedenti anche in Europa. Con Podemos, ad esempio. Non sarebbe la prima volta che dal Venezuela escono risorse per finanziare campagne politiche al servizio di un progetto che trascende il Venezuela e la regione per distendere i propri tentacoli in tutto il mondo. Adesso forse anche in Italia».
De Grazia, lo ricordiamo, stava indagando sui finanziamenti del regime su movimenti politici stranieri, quando fu costretto a rifugiarsi nella nostra ambasciata. Quel che dice è dunque pesante. «Quella di fronte alla quale ci troviamo in Venezuela è una impresa criminale, che finito il petrolio traffica con oro, diamanti e coltan. Così come finanzia Hezbollah, Hamas, l'Eln, le Farc, gruppi collettivi armati, delinquenti e bande organizzate, il Cartello dei Soli, così come si associa con altri cartelli della droga, allo stesso modo finanzia tutti i partiti politici che possano sostenere i suoi abusi e danneggiare la nostra lotta per recuperare la libertà e la democrazia in Venezuela. In ciò è coinvolto ad esempio il Partito Giustizialista in Argentina: non voglio dire tutti i suoi aderenti, ma sicuramente Cristina Kirchner.
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Come Lula da Silva in Brasile, Evo Morales in Bolivia, Correa in Ecuador, Petro in Colombia, Iglesias in Spagna. Adesso anche qui in Italia salta fuori il nome di Grillo. Ripeto, non possiamo accusare tutto il partito. Sicuramente nella loro stragrande maggioranza militanti e dirigenti sono innocenti rispetto a certi maneggi torbidi. Noi accusiamo Zapatero che è del Partito Socialista Operaio Spagnolo, ma non il Partito Socialista Operaio Spagnolo nel suo complesso. Accusiamo il signor Zapatero». Comunque i Cinque Stelle hanno impedito che l'Italia riconoscesse Guaidó. «E noi appunto vogliamo lavorare perché l'Italia riconosca non solo ufficialmente Juan Guaidó come presidente a interim, ma anche l'eventuale governo di emergenza nazionale che abbiamo intenzione di firmare quanto prima».