Toghe politicizzate
Luca Palamara, Matteo Salvini e l'intercettazione con il gip Pilato: "Indovina chi è il giudice?", "Grande"
“Indovina chi è il presidente del tribunale per i ministri di Palermo? Io”. Così il gip Fabio Pilato scriveva a Luca Palamara, che rispondeva compiaciuto con una sola parola: “Grande”. Il giudice però sembrava nutrire qualche remora: “Insomma… un casino”, ma il suo interlocutore gli consigliava di “mantenere nervi saldi” e Pilato si correggeva: “Casino giuridico. Per il resto sono freddo come uno squalo… Mi salva il fatto che nella mia carriera mi sono occupato di tutto”. Infine l’offerta di aiuto da parte di Palamara: “Io sono sempre con te un abbraccio forte”.
A riportare questa conversazione, avvenuta nelle ore calde delle accuse a Matteo Salvini sul caso della nave Diciotti, è La Verità, che continua imperterrita la sua crociata contro la magistratura politicizzata, pubblicando le chat private allegate agli atti dell’inchiesta di Perugia in cui Palamara è coinvolto per presunta corruzione. In pratica è stato aggiunto un altro tassello alla squallida vicenda che vede i magistrati coalizzarsi contro quella “m***a” di Salvini, colui che “ha ragione ma va attaccato”.
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Pilato si era poi rifatto vivo con Palamara il 29 agosto: “Luca dimenticavo… quando hai tempo puoi dirmi come ottenere i precedenti del trib min romano sui casi Pisanu e Maroni?”. Il pm aveva promesso di occuparsene, dopo un paio di giorni il gip era tornato alla carica: “Caro Luca buongiorno, hai novità per i due precedenti giurisprudenziali?”. Non è nota la risposta di Palamara (a patto che ci sia stata), ma di certo c’è che il 18 ottobre il tribunale dei ministri presieduto da Pilato ha archiviato parte dell’inchiesta a carico di Salvini, trasferendo il resto dell’incartamento a Catania, città in cui nel frattempo era attraccata la Diciotti.