Il commento

Giuseppe Conte, premier kamikaze: "Tutto per salvare la sua maggioranza”, l'errore fatale con il Mes

Debolissimi, quasi inesistenti, in Europa, fortissimi su Facebook. Al di là di come ce la raccontano Conte e Gualtieri, a Bruxelles abbiamo avuto due sconfitte: una economico-finanziaria e una politica. Sul piano economico, ad oggi l' Europa mette a disposizione tre strumenti, nessuno dei quali per noi conveniente, per un totale di 500 miliardi di euro, tutti da verificare e comunque da suddividere tra i 27 Stati membri, pari a meno della metà delle risorse impegnate dalla Germania solo per se stessa. Duecento miliardi dovrebbero venire dalla Banca europea degli investimenti (Bei), che da sempre finanzia le imprese europee, per cui non si vede dove sia la novità. Se mai sarebbe stato opportuno snellire le procedure necessarie per ottenere questi finanziamenti, argomento che invece non è stato trattato. Un meccanismo macchinoso simile ai prestiti garantiti dallo Stato varati dal governo italiano, che le aziende dovranno ripagare in tempi brevi e di cui comunque ancora non si sa né come né quando potranno essere utilizzati.


POCHI QUATTRINI PER TANTI PAESI
Altri 200 miliardi dovrebbero arrivare dal famoso Meccanismo europeo di stabilità, il Mes, conosciuto anche come Fondo salva Stati. Il governo, per principio, ha dichiarato che non vi farà ricorso. Eppure le risorse cui si potrebbe avere accesso senza condizionalità per le spese sanitarie potrebbero liberare spazi di bilancio interno da destinare a famiglie e imprese, sappiamo bene quanto ce ne sia bisogno. I restanti 100 miliardi verrebbero dal cosiddetto fondo "Sure" per l' occupazione, creato attingendo dal bilancio dell' Unione europea di cui l' Italia è contributore netto, il che significa che, per ogni euro che riceviamo, versiamo molto di più. Quindi un fondo a perdere. C' è poi l' ennesimo rinvio/auspicio ad altri 500 miliardi di euro del cosiddetto "Recovery Fund", proposto dalla Francia, che non risolve comunque i problemi. Innanzitutto non potrà essere operativo, sempre che veda la luce, prima del 2021, tardi rispetto all' urgenza di far ripartire l' economia affossata dal Coronavirus. Ma il punto chiave è come finanziarlo: se il metodo è quello del bilancio europeo, all' Italia costerà più di quanto avrà indietro. E, a meno che non si facciano le tipiche operazioni europee di ribattezzare fondi già esistenti, come accaduto per il Green new deal di Ursula von der Leyen o, prima di lei, per il piano di investimenti Juncker, l' unica fonte per noi non più costosa potrebbero essere emissioni mirate di titoli di debito europeo. Ci troveremmo, cioè, di nuovo di fronte agli Eurobond, la cui trattativa sfocia ogni volta nei toni aspri visti di recente. E non sarebbe neanche una novità, visto che nel 2018-2019, durante l' intero negoziato per il bilancio europeo, l' allora ministro Moavero Milanesi aveva fatto una esplicita proposta proprio per inserire limitate emissioni di titoli europei per alimentare il bilancio comune.

 

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SPACCATURA POLITICA
 Invece Conte, piuttosto che concentrarsi sui contenuti, ha preferito usare lo spauracchio del sovranismo e del ritorno di Matteo Salvini al governo.
Niente di più astuto per perdere di credibilità, già bassa in Europa visto che ogni volta che si fanno aperture all' Italia, le risorse vengono sprecate, dagli 80 euro di Matteo Renzi al reddito di cittadinanza di Luigi Di Maio.


Radicalizzando lo scontro, Conte ha scavato un solco che rimarrà nella memoria europea e ci penalizzerà nel lungo periodo. Piuttosto che dire no secco al Mes, le cui disponibilità vengono in parte proprio dal nostro Paese, si sarebbe potuto trattare per ottenere condizioni di accesso mitigate. Mentre ora abbiamo condizionalità ridotte sulle spese sanitarie ma condizionalità fortissime sul resto. E questo rende il Mes indigeribile per l' Italia. È il costo della spaccatura politica interna alla maggioranza, dove i grillini, per non perdere il poco consenso rimasto, si sono impuntati su una bandiera del loro partito. Allo stesso modo se, piuttosto che puntare tutto sugli Eurobond veri e propri, ci si fosse limitati a discutere oggi di titoli circoscritti all' emergenza, magari si sarebbe riusciti a realizzare un primo passo da cui poi farne partire successivi. Altri strumenti, salvo imporre nuove tasse vessatorie o la patrimoniale, non ce ne sono.