Tutti i nomi
Governo, l'indiscrezione: alla Giustizia Gratteri
Toto-ministri, ultima puntata (forse). Oggi pomeriggio Matteo Renzi scioglierà la riserva con cui ha accettato l'incarico di formare il governo e contestualmente (se è vero, come ha detto ieri sera che "è questione di ore e chiudiamo") riempirà definitivamente le caselle della sua squadra. Per quella dell'Economia, architrave della squadra, i nomi in lizza sembrano essere restati due: quello dell'ex rettore e consigliere nel cda della Cir di De Benedetti Guido Tabellini, e quello di Pier Carlo Padoan, presidente dell'Istat con un passato nell'Ocse e nell'Fmi ed ex presidente della fondazione Italianieruopei di Massimo D'Alema. Il favorito sembra proprio lui, mentre pare essere tramontata l'ipotesi che a prendere il posto di Saccomanni possa essere un politico (si era fatto il nome di Delrio). Il nome nuovo che il quotidiano Repubblica affaccia oggi nello scacchiere è quello di Nicola Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio calabria e noto magistrato anti-'ndrangheta, che andrebbe alla Giustizia: la giustizia resta un tassello importante per le conseguenze che la scelta del ministro avrebbe nei rapporti con Forza Italia e nel procedere del percorso delle riforme. E quello di Gratteri potrebbe essere un nome tutt'altro che sgradito al Cavaliere, visti giudizi espressi in passato su di Lui ("Contro le mafie Berlusconi ha fatto meglio di Prodi") e le sue aziende ("La Mondadori è un esempio tangibile di liberalismo"). Oltre a Grattieri, però, si fa il nome del magistrato anti-mafia Raffaele Cantone. Sfuma l'ipotesi di Luca Montezemolo all'Innovazione (ieri il presidente della Ferrari e Renzi avrebbero parlato nella mezz'ora di incontro di Etihad e Alitalia), mentre crescono le quotazioni di Renato Soru, patron di Tiscali e ex governatore della Sardegna (anche editore de L'Unità). Al Lavoro andrebbe Tito Boeri, docente alla Bocconi, allo Sviluppo economico in pole position c'è l'amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti. Dalla segreteria renziana del Pd arriverebbero Maria Elena Boschi alle Riforme e Federica Mogherini agli Affari Europei, mentre alla Difesa è dato un testa a testa tra il ministro uscente Mario Mauro (fortemente sponsorizzato dai Popolari perchè resti al suo posto) e Roberta Pinotti. Incerta anche la permanenza di Emma Bonino agli Esteri, dove sono in ascesa le quotazioni del suo attuale vice, Lapo Pistelli. Il dem Andrea Orlando potrebbe essere essere uno dei pochi (se non l'unico) a mantenere il suo dicastero (all'Ambiente). Sul fronte Ncd, Angelino Alfano vorrebbe che i tre ministri uscenti (lui compreso) restassero dov'erano con Letta: lui all'Interno, la Lorenzin alla Salute e Lupi alle Infrastrutture. Renzi, invece, vorrebbe cambiare gli ultimi due (destinando magari Alfano ad altro incarico) per non dare l'immagine di un esecutivo-fotocopia del precedente. In ultimo, Scelta Civica ha reso nota la lista dei suoi possibili ministri, lasciando al presidente incaricato la scelta di chi prendere a bordo e dove: Stefania Giannini (Istruzione), Calenda (Sviluppo economico), Ichino o Irene Tinagli (Lavoro), Della Vedova (vice all'Economia) e Valentina Vezzali allo Sport.